Sparatoria a Secondigliano, preoccupanti le condizioni del vigile ferito da Giulio Murolo

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Giulio Murolo, preoccupanti le condizioni del vigile ferito nella sparatoria di Secondigliano

Destano ”preoccupazione” le condizioni di Vincenzo Cinque, il vigile rimasto gravemente ferito nella sparatoria di Secondigliano dove un uomo, Giulio Murolo, ha ucciso 4 persone e ferito altre sei. Dalla direzione sanitaria della Asl Napoli 1 fanno sapere che il paziente, ricoverato al San Giovanni Bosco, è al momento sottoposto a Tac per valutare se operarlo. ”Il paziente – ha spiegato Ernesto Esposito, dg della Asl Napoli 1 – ha un emocromomo molto basso e le sue condizioni sono preoccupanti”. ”A seguito degli esami in corso – ha aggiunto il direttore generale dell’Asl Napoli 1 – si deciderà come procedere e se riportarlo in sala operatoria”. Il vigile resta, dunque, in prognosi riservata. Diverso e più rassicurante il quadro clinico degli altri feriti le cui condizioni non vengono giudicate preoccupanti.

Compiuti in mattinata rilievi sui luoghi dove Giulio Murolo ha ucciso quattro persone, ferendone altre sei

Rilievi sono stati compiuti dalla Polizia scientifica nel corso della notte e in mattinata sui luoghi dove Giulio Murolo, l’infermiere di 48 anni, ha ucciso ieri quattro persone e ne ha ferito altre sei, nella zona di via Miano, a Napoli. Accertamenti sono in corso anche sulle armi dell’uomo, che aveva una passione per la caccia. Tutta l’attività investigativa farà parte degli atti trasmessi alla Procura della Repubblica di Napoli. Murolo, in un pomeriggio di terrore, ha ucciso il fratello Luigi, la cognata Concetta Uliano, il capitano dei vigili urbani, Francesco Bruner, vicino di casa e in servizio all’ufficio ispettivo del Comando della Polizia municipale, e un passante, Luigi Cantone. I feriti sono il vigile urbano, Vincenzo Cinque, colpito al collo e al torace, i poliziotti Cristoforo Cozzolino e Umberto De Falco, il carabiniere Luigi Christian Infante e due passanti, Salvatore Michele Varriale e Luigi Capasso.

La strage compiuta da Giulio Murolo è nata a causa di alcuni panni stesi ad asciugare

Una strage della follia. Dopo una lite per dei panni stesi ad asciugare spara in strada per un’ora e mezza, prima con una pistola e poi con uno dei suoi fucili da caccia. A cadere sotto i colpi di Giulio Murolo, 48 anni, infermiere, sono la cognata, il fratello, un ufficiale della polizia municipale che aveva tentato di fermarlo, un fioraio che percorreva la strada a bordo di uno scooter. Sei persone – due poliziotti, un carabiniere, un altro vigile urbano e due passanti – rimangono ferite. L’uomo è in preda a un raptus, poi decide di lasciarsi catturare senza opporre resistenza dopo essere stato convinto al telefono da un operatore del 113 con il quale parla per una quarantina di minuti. Scenario della strage via Miano, alla periferia nord di Napoli. Il pomeriggio di sangue sconvolge la città: il sindaco Luigi de Magistris proclama il lutto cittadino (“una tragedia enorme per Napoli e per il Comune”), cancellate le manifestazioni – l’inaugurazione di una stazione del metrò e un appuntamento elettorale con il Pd – in programma domani con il premier Renzi, che chiama il sindaco per esprimergli cordoglio e solidarietà. Dal ministro Alfano vicinanza alle vittime e ai feriti. Murolo, nessun precedente penale, dipendente del reparto di chirurgia toracica dell’ospedale Cardarelli, viene descritto dai colleghi come uomo introverso ma che mai nei suoi comportamenti aveva manifestato segni di squilibrio.

Giulio Murolo, uomo introverso e silenzioso, ma che non soffriva di patologie psichiche

“Non soffre di patologie psichiche”, conferma il questore di Napoli Guido Marino. Tuttavia quest’uomo, appassionato di caccia e possessore di molte armi regolarmente detenute, in preda a un raptus ha preso la mira con freddezza contro parenti, vicini, passanti. Prima vittima è la cognata, Concetta Uliano, 51 anni, poi viene colpito il fratello, Luigi Murolo, 52 anni. La prima parte della carneficina si svolge all’interno della palazzina a due piani in via Miano. Poi l’infermiere, cacciatore e titolare di una licenza di tiro a segno, si sposta sul balcone e comincia – secondo le parole del questore di Napoli – “il tiro al bersaglio su chiunque si muovesse”.

Cadono così il tenente della polizia municipale Francesco Bruner, 60 anni, vicino di casa di Murolo, e un fioraio, Luigi Cantone, 59 anni, che era alla guida di uno scooter. Dei sei feriti è in gravi condizioni solo un agente della polizia municipale che stava fermando il traffico, per difendere i passanti dal fuoco dei proiettili: Murolo lo ha colpito con precisione da cacciatore, alla gola, e l’uomo è ora ricoverato in rianimazione con prognosi riservata. I rapporti di Murolo, celibe, con il fratello e la cognata – che vivevano nell’appartamento accanto – erano tesi da tempo. I vicini raccontano di dissapori e ruggini antiche, i colleghi dell’ospedale Cardarelli descrivono l’infermiere come un uomo introverso, silenzioso. Un uomo che ama la caccia, detentore di diverse armi, che oggi ha seminato panico e sangue. Gli spari iniziano poco dopo le 15: i testimoni raccontano di detonazioni ripetute, “sembrava che stessero girando una fiction”. I negozianti abbassano le saracinesche, chi vive in zona chiama parenti e amici per avvertirli di non passare per via Miano. Murolo ad un certo punto chiama il 113, “sono quello del macello di Miano”. L’operatore lo mantiene al telefono, per 40 interminabili minuti, e alla fine lo convince ad arrendersi senza opporre resistenza. L’uomo si consegna ed esce dal palazzo della strage, mentre poliziotti e carabinieri lo proteggono dalla furia di decine di persone radunate in strada. Agli uomini in divisa non dice una parola. Freddo, silenzioso come quando ha preso la mira contro uomini e donne, come in un uno dei suoi amati tiri a segno.

Un’ora e mezza d’inferno, le testimonianze di chi è scampato alla furia di Giulio Murolo

Un’ora e mezza d’inferno. Almeno una quindicina di detonazioni. Una raffica di colpi all’impazzata, come in un film. E tra i residenti nella zona c’è chi ha pensato, prima di accorgersi della tragica realtà, alla scena di un film. C’è il terrore sui volti dei testimoni della tragica sparatoria a Napoli, nella quale sono morte 4 persone e sei sono rimaste ferite. Giovanni, il titolare di una spaghetteria che si trova proprio di fronte al civico 41 di via Miano, racconta che Giulio Murolo, l’infermiere che ha sparato all’impazzata in casa e dal balcone, ha esploso colpi, prima da una pistola, poi da un fucile per circa un’ora e mezza. Giovanni parla del giovane ucciso mentre stava transitando in scooter e del vigile urbano colpito. ”Mi sono barricato nel negozio, insieme con mia moglie e le mie figlie”. Murolo, quando è stato portato via dalla polizia su una volante, dopo essere stato bloccato, ”era freddo, di ghiaccio”. Sul muro accanto alla spaghetteria ci sono ancora i segni dei proiettili. Quello attuato da Murolo è stato un vero e proprio tiro al bersaglio. Luigi Mele, proprietario di un negozio di ortopedia, parla di ”una sequenza di colpi violentissima. Erano le 15.15 quando abbiamo sentito le detonazioni. Tante, almeno una quindicina. Inizialmente ho pensato che potesse essere una fiction perché ieri a poche decine di metri da qui hanno girato un episodio della serie Gomorra. Poi ho visto un ragazzo sul motorino, riverso a terra, e l’uomo armato di fucile che entrava e usciva dal balcone della sua abitazione sparando all’impazzata”. Momenti di fortissima tensione, di paura. Un vigile urbano blocca le auto in transito per proteggere i passanti, e Murolo lo colpisce con fredda precisione. ”Ho abbassato – aggiunge Luigi – la saracinesca come hanno fatto tutti gli altri commercianti e sono scappato. Poi ho cominciato a telefonare ai miei figli e a tutti quelli che conoscevo per dire loro di non avvicinarsi alla zona”. Maria Martucci, titolare di un negozio di fronte alla casa da dove l’infermiere ha sparato all’impazzata, ha visto il fratello di Murolo gridargli dalla strada: ”che stai facendo?” ma in risposta l’infermiere lo ha ucciso.

‘Marescià, marescià, hanno sparato a ‘u collega vuost”. Salvatore Cella, 49 anni, portinaio, richiamato anch’egli come tanti dal trambusto e dalla concitazione legati alla sparatoria di Secondigliano, viene scambiato per sottufficiale dei carabinieri da una donna che urla la sua angoscia. ”Stavo rincasando – racconta – quando ho sentito sirene della polizia e dei carabinieri e ho visto tanta gente. Mi sono diretto verso la zona degli spari e, improvvisamente, ho visto la donna correre verso di me urlando. Mi ha preso per un carabiniere in borghese e ha chiesto l’intervento immediato”. In realtà i soccorsi erano in corso pur nella concitazione del momento. Salvatore, in ogni caso, si è subito avvicinato alla casa e ha cercato di dare una mano in qualche modo: ad un poliziotto che aveva soccorso il carabiniere, ferito ad un braccio, ha offerto il suo telefonino per ulteriori chiamate di emergenza. Nel frattempo, spiega, alcuni ragazzi su un motorino – uno dei quali si è tolto la maglietta per tamponare la ferita – hanno preso a bordo il ferito e lo hanno portato in ospedale.

Utilizzato un blindato dei Carabinieri per proteggere i feriti dalla furia di Giulio Murolo

Per proteggere le persone rimaste ferite in strada dai colpi sparati da Giulio Murolo è stato fatto intervenire un blindato del Reggimento Campania dei Carabinieri che si è frapposto tra l’assassino barricato nell’abitazione e le persone già colpite dai suoi proiettili. Secondo una prima ricostruzione, l’uomo – che è celibe – avrebbe sparato prima alla cognata e poi al fratello. Uditi i colpi è poi intervenuto il capitano della Polizia Locale, loro vicino di casa, al quale Murolo ha sparato, uccidendolo. Le attività investigative stanno andando avanti in collaborazione tra Polizia di Stato e militari dell’Arma.