Una spia russa nei circoli Nato di Napoli per seminare virus informatici

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Una presunta spia della Russia, una giovane donna, avrebbe avuto accesso ai circoli frequentati da ufficiali e militari della base Nato di Napoli

La storia sarebbe piaciuta a Ian Fleming che, per un nuovo capitolo della saga 007, avrebbe avuto tutti gli ingredienti già a disposizione. Una spia, meglio se donna, russa ovviamente, una ragnatela di rapporti tra Parigi, Malta, Roma e poi Napoli, un tema attualissimo come lo spionaggio informatico con furto di dati, un giro di passporti falsi per muoversi tra uno stato e l’altro e naturalmente la guerra, non più fredda, tra Russia e Occidente, con tanto di base Nato coinvolta.

C’è di mezzo anche il giornalismo d’inchiesta, con reporter che per mesi hanno tentato di ricostruire gli spostamenti della misteriosa spia. Eppure è tutto vero e tutto da ricostruire ancora nei dettagli.

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Alcuni contorni sono però abbastanza delineati ed è merito di una lunga inchiesta condotta per dieci mesi dal sito Bellingcat, con il settimanale Der Spiegel, The Insider e con il quotidiano italiano La Repubblica, che rivela i particolari nell’edizione di oggi.

Una presunta spia della Russia, una giovane donna, avrebbe avuto accesso ai circoli frequentati da ufficiali e militari della base Nato di Napoli. L’approfondimento si dedica a ricostruire quella che viene rappresentata come la missione segreta di Maria Adela, nome che sarebbe stato inventato, raccontando un decennio della vita della misteriosa ragazza – di stanza tra Parigi, Malta, Roma e poi sotto al Vesuvio – prima che nel 2018 si perdessero le sue tracce.

Il quotidiano definisce la vicenda come “la più clamorosa operazione di intelligence realizzata da Mosca nel nostro Paese”. L’articolo su Repubblica specifica: “La nostra inchiesta non è riuscita a ricostruire quali informazioni siano state ottenute dalla spia, né se sia stata capace di seminare virus informatici nei telefoni e nei computer dei suoi amici per spiarli e trafugare dati”.

L’inchiesta sostiene che “la traccia principale che collega” la donna “ai servizi segreti di Mosca è il passaporto russo usato per entrare in Italia, appartiene alla stessa serie speciale utilizzata dagli 007 del Gru, l’intelligence militare agli ordini del Cremlino”.