Squad Girls a Bari: il triste fenomeno delle baby escort

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Squad Girls a Bari: il triste fenomeno delle baby escort

Una pizza, una normalissima pizza ordinata su Glovo, è stato l’elemento chiave per sgominare un giro di baby escort chiamato “Squad Girls” nelle zone di Bari. Una brutta storia che andava avanti dal 2021 e che ha visto coinvolte parecchie adolescenti oltre a criminali che gestivano questo losco giro di affari. Tra le intercettazioni c’è una ragazza che dice: “Mi hanno dato 300 euro per un rapporto”. Un’altra ha raccontato l’ingresso nel giro: “All’uscita di scuola la mia amica mi ha proposto di prostituirmi per guadagnare dei soldi. Poi ci portarono in un b&b poi iniziarono ad arrivare degli uomini. Se volevano prestazioni con entrambe ci davano 200 euro, se volevano una sola 100, le prestazioni duravano dieci minuti, quel giorno vennero due-tre clienti, ad alcuni fornivamo rapporti con la bocca ad altri completi”. L’inchiesta è partita un anno dopo l’avvio di questa squallida attività ( 2022 ) grazie ad una mamma di una delle vittime che, non appena ha visto la borsa di sua figlia piena di soldi, un qualcosa di sospetto vista l’età della giovane appena 16enne, ha capito che qualcosa non andava … ed in effetti  non aveva affatto torto, visto che alla fine la polizia, grazie a questi suoi sospetti, ha potuto arrestare ben dieci persone per induzione e sfruttamento della prostituzione. L’aspetto che lascia alquanto perplessi è che tra gli arresti spuntano anche delle donne, abili manipolatrici, che riuscivano ad adescare le vittime con la promessa di facili guadagni per condurre una vita agiata: donne che sfruttano donne, un qualcosa di inquietante! Ora tocca agli inquirenti far luce su questa storia e fare giustizia.

Soldi, soldi facili, banconote di grosso taglio e carte di credito a go go per acquistare abiti firmati, cellulari e oggetti di valore sono gli elementi che hanno rappresentato la “mela del peccato” per queste ragazze, la cui colpa potrebbe essere solo quella di essere figlie di questa società del consumismo, dell’apparenza ad ogni costo, anche vendendo il proprio corpo. Lo scopo delle ragazze non era quello di provare piacere a livello fisico e neanche quello di esprimere un’emozione nei confronti dell’altro, ma un mezzo per sentirsi potenti, un dato di fatto su cui bisognerebbe riflettere, e tanto. La società attuale ( non tutta, per fortuna ) è diventata sempre di più frivola, i ragazzi vanno alla ricerca spasmodica di stimoli forti e coinvolgenti, sono alla continua ricerca della soddisfazione di bisogni temporanei piuttosto che di qualcosa di più durevole e faticoso da conquistare. Ciò che vorrei si facesse, però, è cercare di indagare anche nell’Io delle ragazze in questione, per correre ai ripari se necessario e per prevenire eventuali futuri errori di tal genere delle loro coetanee: vorrei che si guardasse Oltre. Mi spiego meglio: ok, dei delinquenti dovranno pagare per aver sfruttato la prostituzione, ed è giustissimo, ma perchè non cerchiamo tutti noi di scavare a fondo e cercare i motivi per cui i nostri ragazzi guardano la vita in modo del tutto superficiale mentre noi stiamo solo a guardare senza seguirli nella fase più importante della vita quale l’adolescenza? Ma soprattutto c’è da porsi una domanda, inerente al caso delle Squad Girls così come per altri casi simili: perché mai delle minorenni, tra l’altro senza problemi economici familiari, dovrebbero prostituirsi in nome del Dio denaro? Le baby squillo ( o baby escort come attualmente vengono definite ), sono delle ragazze minorenni, in piena fase adolescenziale, dove l’insicurezza regna sovrana, e dove erroneamente la sessualità può essere vista come uno strumento per essere alla pari con gli adulti, per sentirsi grandi e potenti: senza una giusta guida si rischia di vivere il momento della sessualità senza le giuste basi, in modo freddo! Un elemento chiave da non sottovalutare è l’uso improprio dei social, che spesso vengono usati a ‘mo di “vetrine del sesso”, così come sottolineato anche dal procuratore aggiunto di Bari Ciro Angelillis. Già, i social, degli strumenti che dovrebbero rappresentare un qualcosa di strettamente ludico, un semplice e moderno mezzo di comunicazione, ma che vengono spesso usati in maniera del tutto impropria dai nostri ragazzi che facilmente possono diventare vittime dei numerosi “lupi” che si aggirano nei meandri del web sotto mentite spoglie. Contrariamente a pochi decenni fa, oggi tutto è cambiato, la tecnologia come la società si è evoluta ( e qui potrei soffermarmi sul concetto “evoluzione o involuzione?” ),  i ragazzini si iscrivono ai social network senza chiedere l’autorizzazione ai genitori  e spesso pur avendo meno di 14 anni: secondo una ricerca, quasi quattro giovani su dieci ammettono di non conoscere personalmente almeno la metà degli amici o dei “follower” che hanno sui social e, spesso, tra questi “follower” si nascondono anche amici inesistenti. Oggi più che mai è quindi molto importante seguire i ragazzi nel loro percorso di trasformazione, ricco di insidie e di sgambetti, occorre suggerire loro la direzione, esserci e sostenerli soprattutto nelle loro fragilità. Le responsabilità credo siano inevitabilmente da ricercare sì nella superficialità della nostra società ma anche nella genitorialità distratta.