Tresette e “marenna” come negli Anni 80, torna la liturgia della Domenica Santa
di Bruno Marra (Sscn)
Voi non ci crederete ma domenica 6 ottobre assisterete ad uno spettacolo più unico che raro: Il Napoli che gioca di pomeriggio al San Paolo. E’ la prima volta in questa stagione che vedremo il pallone sotto il sole di Fuorigrotta. Ed è anche l’ultima volta che il Napoli giocherà alle 3 nel nostro stadio fino alla fine del 2013.
E se la notizia non scuote le nuove generazioni, abituati ormai ad un calcio che scambia la notte per il giorno, a noi figli degli Anni 80 fa un effetto magico e nostalgico. Una volta si giocava solo la domenica, giorno santificato alla passione. Oggi la regola è diventata eccezione.
Noi la domenica pomeriggio, ci abbiamo urlato, gioito, sofferto, goduto. Il pallone lo abbiamo conosciuto, maledetto e benedetto. E di domenica ci abbiamo vinto lo scudetto. Proprio nel giorno che Dio decise si dovesse riposare, Diego pensò che era giunto il momento di sognare…
IL SUO NOME E’ SANTA ROSA – Per noi la domenica santa cominciava sin dal mattino. Ed era una vera e propria liturgia. Andavo con mio padre allo Chalet Azzurro di Mergellina e poi di ritorno passavo per Fuorigrotta, tappa obbligata per respirare l’aria della partita, vedere le bancarelle in festa, sentire l’entusiasmo della gente. E per comprare le sfogliatelle. Che in realtà erano sfogliatelle elaborate, più grandi e ripiene di crema: si chiamavano Santa Rosa. Una delizia sopra ogni cosa. Ma non si dovevano neppure toccare prima della partita. Erano una specie di obolo da consumare sull’altare solo dopo il sacro rito domenicale. Tanto è vero che il gusto della Santa Rosa non dipendeva dalla qualità dell’impasto o dalla crema, ma semplicemente dal Napoli che vinceva. Se il Napoli perdeva, Santa Rosa era una bestemmia, e si mangiava solo pane e veleno. In verità un paio di volte provai a proporre a casa una soluzione alternativa: “ma a scanso di equivoci, pecchè nun c’a mangiammo primm sta Santa Rosa?”. Mio padre mi incenerì col suo silenzio, e capii che la mia richiesta suonava come un sacrilegio…
MEZZOGIORNO DI CUOCO – I più “malati” allo stadio ci andavano a mezzogiorno, massimo all’una, quando si faceva tardi. Era una spedizione scientifica con tanto di armamentario al seguito. Thermos, bottiglia di vino, libagioni variegate, sigarette, sciarpette e carte po’ tressette! Oggi i più raffinati lo chiamerebbero beauty case ludo-gastronomico dalle nuance ruspanti. Una volta si chiamava semplicemente: mappatella. In cui c’era il culto assoluto della mitica “Marenna”. Solitamente il must era: palatone con polpette e salsa che “scorre” come se piovesse. Con alcune varianti sul tema: melenzane a “fungetiell” o peperoni int’ a tiella. Che solitamente erano: “ ‘a guerra!”.
Al tempo non esisteva il fantacalcio, in Curva conoscevano solo i giocatori nostri, gli altri: “nun so’ nisciun!”. E se girava male: “cacciano a scienza sul contro a nuje”. I calciatori erano numerati dall’1 all’11, senza nomi sulla schiena, ma impressi nel nostro cuore. Per noi il 4-4-2 o il 4-3-3 al massimo erano i punti della scopa. E se a qualcuno durante la partita gli veniva lo schiribizzo di disquisire su argomentazioni tecniche, c’era sempre quello dietro che si alzava impetuoso: “cumparièèèè a nuje sta tattica nun ci interessa, basta cha schiattamm o pallone dint’a rezza!”. Filosofia e saggezza.
Così, alla fine quando le cose andavano bene, era festa. E dopo la Santa Rosa (santa subito) il lunedì non si andava manco a scuola. Ma se le cose andavano male, mio padre diventava improvvisamente ambasciatore ONU (organizzazione napoletani uniti) e si faceva portavoce dell’esclamazione che accomunava in un solo urlo tutto il nostro mondo: “Ua’, domani è lunnerì, e che mazzata nfront!”.
Adesso si gioca pure il lunedì e in tutti gli altri giorni, a tutte le ore, senza più religione. Nun se capisce cchiù niente. Invece quella era la domenica della brava gente.
E allora per una volta godiamoci ancora il San Paolo sotto al sole illuminato a giorno!
“Marenna” e tressette torneranno a trionfare su evoluzione mediatica e diritti tv. Il Napoli di pomeriggio ‘o verimm mo e nunn’o verimm cchiù”!
(Articolo pubblicato su “Cuore Azzurro” di domenica 6 ottobre al San Paolo e concesso a Road Tv Italia dall’amico Bruno Marra- grazie ndr)
07 ottobre 2013