Stavano rifondando il clan dei casalesi, 13 arresti

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Casalesi

Smantellato il nuovo clan dei Casalesi grazie alle novità introdotte sulle intercettazioni e a un controllo del territorio che in questi anni non ha conosciuto sosta

Stavano riorganizzando il clan dei Casalesi le 13 persone arrestate oggi dai Carabinieri e dalla Polizia di Stato di Caserta nell’ambito di una rapidissima indagine coordinata dalla DDA di Napoli che nell’arco di meno di 6 mesi (da novembre 2020 allo scorso maggio) ha documentato il ritorno tra il Casertano e il Napoletano dei vecchi cliché estorsivi della mafia casertana, una volta gestita dalle fazioni Schiavone, Zagaria, Bidognetti e Iovine.

Tra i destinatari delle misure cautelari figurano due vecchie conoscenze dei pm antimafia ai quali viene contesto il ruolo di organizzatori e promotori dei gruppo malavitosi: Oreste Reccia e Vincenzo Ucciero.

Entrambi subito dopo la scarcerazione per fine pena hanno rimesso in moto un meccanismo mafioso datato ma pur sempre efficace fatto di intimidazioni e pestaggi a scopo estorsivo ai danni di imprenditori e commercianti ai quali veniva imposto il pizzo evocando “gli amici di Casale“.

Gli inquirenti sono riusciti ad agire rapidamente grazie alle novità introdotte sulle intercettazioni e soprattutto grazie a un controllo del territorio che in tutti questi anni non ha conosciuto sosta.

I pm (Graziella Arlomede e Francesco Raffaele e Maurizio Giordano) contestano agli indagati diverse estorsioni aggravate dal metodo mafioso, perpetrate con lo scopo di agevolare una organizzazione mafiosa.

I territori in cui si stava rifacendo forte la pressione mafiosa armata sono quelli originari: Aversa, San Cipriano, san Marcellino, Giugliano in Campania a villa Literno. (Beni confiscati alla camorra, sfregiato immobile consegnato ieri a Quarto)

Carabinieri e Polizia hanno sequestrato delle armi che Ucciero e Reccia hanno tirato fuori per riorganizzare a livello militare i gruppi: si tratta di diverse pistole ma anche di un kalashnikov e del relativo munizionamento.

Nessuna delle vittime, alle quali venivano imposti ratei tra 1000 e 1500 euro, ha avuto il coraggio di denunciare le estorsioni. Anzi. Davanti agli gli investigatori che li hanno convocati per metterli davanti ai risultati delle indagini, non hanno nascosto il loro terrore per eventuali ritorsioni.