Stavolta è vero: è morto Mino Raiola, il re dei procuratori sportivi

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Dopo le polemiche dei giorni scorsi la triste notizia della morte di Mino Raiola è purtroppo arrivata, annunciata ufficialmente dalla famiglia su Twitter.

Calcio in lutto per la morte di Mino Raiola. Dopo le polemiche dei giorni scorsi la triste notizia è purtroppo arrivata, annunciata ufficialmente dalla famiglia su Twitter. “Il più straordinario procuratore di sempre”. Mino ha lottato fino all’ultimo istante con tutte le sue forze proprio come faceva per difendere i calciatori. E ancora una volta ci ha resi orgogliosi di lui, senza nemmeno rendersene conto. Mino è stato parte delle vite di tanti calciatori e ha scritto un capitolo indelebile della storia del calcio moderno” il ricordo della famiglia”. Ed effettivamente dalla sua procura sono passati quasi tutti: Da Ibrahimovic a Robinho, da Pogba a Balotelli, da Lukaku a De Ligt, da Donnarumma a Verratti.

Mino Raiola, 54 anni, nato a Nocera inferiore e cresciuto in Olanda, dove ha lavorato nella pizzeria di famiglia prima di intraprendere la carriera di procuratore sportivo, era considerato uno dei procuratori più potenti del mondo del calcio. Nel 2020 la rivista Forbes indicò il suo nome al quarto posto al mondo tra gli agenti internazionali in virtù di un fatturato da 84.7 milioni di dollari e con un giro di affari chiusi per un valore di 847.7 milioni. A Ibrahimovic disse: “Vuoi diventare il miglior calciatore al mondo o quello che guadagna di più?”.

Nel 1967 si trasferì con la famiglia ad Harleem. Suo padre apre un ristorante e il giovane Mino, con la maturità classica in tasca allora nemmeno immaginava di scalare le vette del calcio internazionale. È precoce: fa il cameriere, il contabile e a 19 anni addirittura acquista un McDonald, lo rivende quasi subito e mette da parte un tesoretto che saprà come implementare. All’età di vent’anni fondò una propria prima società di intermediazione, la Intermezzo. Intanto divenne direttore sportivo dell’Haarlem. Grazie a un accordo con il sindacato dei calciatori divenne poi rappresentante all’estero dei giocatori olandesi.

Nel 1992 portò Bryan Roy al Foggia, mentre nel 1993 intercorse come mediatore nella trattativa che portò Dennis Bergkamp e Wim Jonk dall’Ajax all’Inter. Fondò la società Sportman con sede a Montecarlo, ma con uffici di rappresentanza anche in Brasile, Paesi Bassi e Repubblica Ceca. Da lì ha curato le carriere di alcuni tra i più grandi calciatori al mondo seguendoli nel processo di crescita e poi trovando il momento migliore nel quale un trasferimento potesse tradursi in monetizzazione. Negli ultimi anni Raiola, assieme a Mendes, Barnett e Manasseh, ha creato un’associazione di super procuratori in aperto contrasto con la Fifa e il suo proposito di riformare la categoria.

Il 12 gennaio scorso erano trapelate indiscrezioni sulle sue condizioni di salute preoccupanti: era stato ricoverato e operato all’ospedale “San Raffaele” di Milano per una patologia polmonare non legata a un’infezione da Covid. Il suo staff, però, si affrettò a precisare che quelle cure a cui era stato sottoposto rientravano in un ciclo di controllo programmati da tempo. Poi il peggiorare dello stato di salute.

Due giorni fa si era già erroneamente diffusa la notizia della sua morte poi smentita dal professor Alberto Zangrillo, primario dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione del San Raffaele. “Stato di salute attuale per chi se lo chiede: incazzato – le parole apparse in quelle ore sugli account Twitter e Instagram ufficiali del procuratore -. È la seconda volta in 4 mesi che mi uccidono. Sembro anche in grado di resuscitare”.