Il bus non era a norma. I documenti di revisione erano stati falsificati dal titolare dell’agenzia di trasporti, Gennaro Lametta, grazie alla compiacenza connivente di due funzionari della Motorizzazione di Napoli. Per questo il bus con a bordo circa 50 persone ha impattato contro il guardrail del viadotto di Acqualonga (anch’esso non a norma: le indagini riscontrarono forti problemi agli ancoraggi dei jersey) precipitando poi per trenta metri fino a schiantarsi nella campagna sottostante.
Ecco perché i freni del bus smisero di funzionare
Fu un giorno tragico, quel 28 luglio 2013, in cui a morire sul colpo furono 38 persone. 41 morti e 19 feriti il bilancio complessivo di quella che è stata da più parti definita una tragedia annunciata, perché quel tratto dell’A16 è sempre stato maledetto, luogo di svariati incidenti stradali. Oggi, alla rabbia nei confronti di chi avrebbe dovuto garantire la sicurezza dei viaggiatori su quel tratto di autostrada in provincia di Avellino, si aggiunge anche la rabbia verso chi avrebbe dovuto vigilare sulla sicurezza del bus a bordo del quale viaggiavano i pellegrini, di ritorno da una gita a Pietralcina. A quasi un anno di distanza dalla strage di Acqualonga, una svolta nelle indagini assicura alla giustizia 3 colpevoli. Gennaro Lametta, il titolare dell’agenzia dei trasporti che ha già pagato con la perdita del fratello, autista del bus precipitato, il suo gesto incosciente, e due funzionari compiacenti della Motorizzazione Civile di Napoli, che hanno permesso la falsificazione dei documenti della revisione del bus. La revisione, su quel mezzo, non fu mai effettuata. Nessuno si accorse dunque di quel difetto ai freni, che mentre il bus attraversava il viadotto di Acqualonga smisero improvvisamente di funzionare, spezzando così la vita di 41 persone.