Totò Riina è stato assolto dall’accusa di essere il mandante della strage del Rapido 904 del 23 dicembre 1984 che causò 17 morti. La sentenza è stata letta dal presidente della Corte d’Assise di Firenze, Ettore Nicotra. Riina, che ha seguito il processo in collegamento video, aveva deciso di non assistere alla lettura della sentenza.
L’assoluzione c’è stata perchè “manca la prova piena che sia colpevole – ha spiegato il difensore di Riina, avvocato Luca Cianferoni – Praticamente è la vecchia insufficienza di prove”. Riina è stato cioè assolto in base al secondo comma dell’art. 530.
Il pubblico ministero Angela Pietroiusti aveva chiesto per Riina l’ergastolo, come mandante unico della strage, che causò anche il ferimento di 267 persone. “La magistratura non fa tanta angoscia al Paese quanto, ovviamente, la mafia, e, ovviamente, ancora di più, questi servizi segreti, che oggi sono il vero problema della giustizia penale di questi processi. Bisogna aprire gli armadi con questi scheletri”, afferma Cianferoni. Ai giornalisti che gli chiedevano se si aspettasse questa sentenza, il legale ha risposto: “Sinceramente sì, perché ho creduto e credo di avere sempre un giudice davanti quando discuto: non c’era una prova che fosse una per essere chiamata prova. Non c’era nulla in questo processo. C’è da chiedersi il perché lo Stato ha sentito il bisogno una volta di più, di chiamare il parafulmine Riina in questa vicenda”.
“Alla fine questi processi rendono simpatici anche imputati difficili. Alla fine il convitato di pietra è lo Stato, che non fa una bella figura, nella sua parte cosiddetta di intelligence”, afferma l’avvocato di Riina. “Non voglio fare dichiarazioni facili sulla figura delle vittime – ha concluso Cianferoni – che sono poi le vere persone che non parlano mai e che sono quelle sulle quali si è scaraventata la disgrazia di questi processi”.
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