Il gip Livia De Gennaro ha archiviato l’inchiesta sulla strage via Caravaggio, avvenuta nel 1975 in un appartamento di Napoli, dove furono massacrati tre componenti di un unico nucleo familiare. Accolta la richiesta del pubblico ministero contro la quale aveva presentato opposizione la nipote di una vittima. Il legale di quest’ultima, Gennaro De Falco, aveva chiesto, anche sulla base di un rapporto della Polizia, nuovi esami del dna su reperti conservati nel deposito del tribunale.
La notte tra il 30 e il 31 ottobre 1975 la strage via Caravaggio
Quella tragica notte tra il 30 e 31 ottobre 1975, vennero assassinati Domenico Santangelo, capitano di marina mercantile, la sua seconda moglie, Gemma Cenname, e la figlia dell’uomo di 19 anni, Angela. E persino Dick, il piccolo cane Yorkshire, non ebbe modo di sopravvivere alla furia dell’assassino. Per quell’omicidio venne accusato Domenico Zarrelli, figlio di una famiglia di professionisti e nipote della donna uccisa, che al termine di un lungo iter giudiziario, venne assolto con sentenza definitiva dalla Cassazione nel 1985.
Secondo quanto ha scritto il gip nell’ordinanza, “la prova del Dna ha limiti tecnico-scientifici derivanti dalle strutture e dall’accertamento in questione; e limiti giuridici relativi alla natura indiziaria del Dna”. Il giudice ha inoltre aggiunto che “l’accertamento genetico non costituisce una prova risolutiva essendo necessario contestualizzare l’eventuale identità genetica o compatibilità della stessa rispetto a un profilo non corrisponde all’accertamento della colpevolezza”.