L’intenso romanzo di formazione “Sull’altare del dio sconosciuto” dello scrittore e musicista Alessandro Pierfederici è una riflessione profonda sull’essere umano. Una storia sincera, appassionata, un viaggio nell’animo umano che combatte col destino la sua battaglia per la libertà. Sempre in bilico tra il dovere e il proprio istinto ritroviamo il protagonista di questo intenso romanzo di formazione, Ruggero, che si dimena tra la sua necessità di essere sé stesso e un destino già scritto da seguire. Ciò che mi colpisce della scrittura di Alessandro è la sua bravura nel tracciare l’immaginario, l’essere umano visto attraverso una lente d’ingrandimento, senza ombre, né retorica che lo possa offuscare. Lo scrittore narra con tocco poetico e parole eleganti la vita in tutti i suoi aspetti, la lotta dell’uomo con sé stesso e con le proprie aspirazioni. Il destino visto come un ostacolo tenace ma non imbattibile. Il viaggio che il lettore affronta con questo romanzo è intimistico, è dentro le debolezze, è dentro le passioni, è nell’infinito arcobaleno di sensazioni, a volte discordanti, a volte accoglienti, è un viaggio nella battaglia chiamata vita, tra delusioni, raziocinio e cuore.
“Sull’altare del dio sconosciuto” è un romanzo che lascia il segno per intensità e per quel raro dono che permette al lettore di ritrovarsi più forte e consapevole quando è giunto alla fine del romanzo. Non è così per tutti i libri, lo è sicuramente per questo. Da apprezzare il coraggio dell’autore di non ammorbidire la vera natura dell’uomo e il protagonista Ruggero rappresenta davvero tutto ciò.
“Siamo destinati per sempre a stare in equilibrio sul confine dell’eternità, senza il tuffo definitivo nell’abisso” (Edgar Allan Poe).
DANIELA MEROLA
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