William Shakespeare ha “copiato” per alcuni suoi capolavori dalle novelle italiane? Perché, dunque, non andare a scoprire le fonti da cui Shakespeare ha “copiato”? Sarà lo spirito e lo stile affabulatorio di Vittorio Viviani a portare in scena le novelle italiane che hanno ispirato il grande drammaturgo inglese in ‘Quel copione di Shakespeare‘, in scena da giovedì 15 dicembre, alle 21 (fino a domenica 18) nel Teatro Elicantropo di Napoli, presentato da Fondamenta Teatri&Teatro di Roma.
Vittorio Viviani interpreta e commenta quattro delle novelle italiane da cui Shakespeare trasse ispirazione, fra le più famose, una per ogni giorno di programmazione: giovedì 15, La sfortunata morte di due infelicissimi amanti di Matteo Bandello (Giulietta e Romeo); il 16, Per un pugno di ducati di Giovanni Fiorentino (Il mercante di Venezia); il 17, La mossa dell’alfiere di Giovan Battista Giraldi Cinzio (Otello); domenica 18, Due pesi e due misure di Giovan Battista Giraldi Cinzio (Misura per misura).
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“Il termine copiato – sottolinea Viviani – è una provocazione, ma non troppo campata in aria. I colleghi del tempo di Shakespeare lo accusavano esattamente di questo: copiava da tutti. Conosceva molte bene le novelle italiane tradotte in inglese sin dal XIV secolo”.
La tradizione di novelle, canti e ballate nel nostro Paese affonda le sue radici nel Medioevo e nel Rinascimento, periodi in cui molti autori hanno prodotto una grande quantità di scritti, ripresi a quanto pare anche da scrittori stranieri, affascinati dalle storie nostrane. Fin dal 1300, l’italiano “volgare” era la lingua della cultura, della comunicazione e della diplomazia in Europa e, nel ‘500, la regina Elisabetta I parlava, leggeva e scriveva in italiano, con raffinata padronanza.
Quindi, il Bardo conosceva bene i nostri novellieri, e, forse, di nascosto li leggeva addirittura in italiano. Vittorio Viviani accompagna il pubblico dentro racconti appassionanti, divertenti che esaltano il realismo espressivo e la finezza delle novelle italiane.
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