Parte il primo degli appuntamenti di ASPETTANDO IL FESTIVAL, gli incontri che ci condurranno fino a maggio, quando si svolgerà la 18esima edizione di Capua il Luogo della Lingua, il festival letterario più longevo della provincia di Caserta che, dal 2005, promosso dall’associazione Architempo con la direzione artistica di Giuseppe Bellone, si ispira al “Placito Capuano”, primo documento scritto del volgare italiano che vede nella Capua Longobarda del 960 la sua genesi, e declina la scrittura, asse portante del festival, attraverso varie forme d’arte.
Sabato 25 marzo alle ore 19.00 al Circolo dei lettori di Capua – Cose d’Interni Libri incontriamo la giornalista e scrittrice Titti Marrone vincitrice del Premio Napoli 2022 sezione narrativa con il libro “Se solo il mio cuore fosse pietra” (Feltrinelli), interviene il Direttore del quotidiano il Mattino Francesco De Core, conduce Marilena Lucente
Titti Marrone, giornalista e scrittrice. Ha scritto sul “Mattino” di Napoli dal 1980 al 2012. Si è occupata di teatro, storia delle idee, letteratura e politica, ha insegnato dal 1996 all’Università storia e tecniche del giornalismo. Negli anni Ottanta si è occupata di storia del Mezzogiorno (Riforma agraria e questione meridionale, De Donato 1981).
Ha scritto inoltre: Il mestiere di regista teatrale (Marcon 1992); Controluce (Pironti 1995) insieme a Gustaw Herling; Il sindaco (Rizzoli 1996); Meglio non sapere (ultima edizione Laterza 2013). Con Mondadori ha pubblicato Il tessitore di vite e Questo bimbo a chi lo do (2013). Nel 2019 ha pubblicato La donna capovolta (Iacobellieditore) e nel 2022 Se solo il mio cuore fosse pietra (Feltrinelli). Scrive sull’ “Huffington Post”.
Il libro
Nel 1945 la grande villa di campagna di sir Benjamin Drage diventa una residenza per i piccoli reduci dai campi di sterminio, venticinque bambini tra i quattro e i quindici anni accolti e accuditi grazie all’iniziativa e alla determinazione di Anna Freud, figlia del grande Sigmund, e di Alice Goldberger, sua collaboratrice. Ciascun bambino ha una storia diversa, terribile e speciale, ciascuno viene da un proprio personale inferno.
Alice e la sua équipe lottano per restituire loro un’infanzia, dando vita per oltre un decennio a un centro dove le più recenti acquisizioni della psicologia infantile, della pedagogia e dell’arte vengono messe al servizio delle necessità dei bambini provenienti da lager, orfanotrofi e conventi o dai nascondigli dove i genitori li hanno lasciati durante la guerra, nell’estremo tentativo di salvar loro la vita.
Lo sguardo dolce e professionale di Alice ci mostra come, nello scorrere delle stagioni, si allenti in Gadi la necessità di nascondere il cibo, si riducano gli incubi di Berl e la presenza della morte nei disegni di Denny e si avvicini per tutti, a poco a poco, l’obiettivo più difficile: recuperare la fiducia negli adulti.
Titti Marrone scava nella Storia, apre gli archivi, incrocia documenti, foto, diari e lettere per trasporre in un romanzo la coraggiosa e commovente esperienza di Lingfield. La sua penna segue con delicata partecipazione l’incontro con l’infanzia di ciascun bambino, l’affiorare di traumi e ricordi dolorosi, il progressivo sciogliersi dei nodi più stretti. Fino all’inizio delle loro seconde vite.
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