Il limite è stato raggiunto l’altra notte, quando un ratto si è intrufolato nel letto di una bambina residente a Gianturco, a via Bussola, nei pressi dell’ex edificio della Nato, che oggi è un rudere abbandonato a se stesso, casa abusiva di nomadi e discarica di amianto. E pensare che qui sarebbe dovuta sorgere la tanto annunciata Cittadella dello Sport, un maxi complesso a disposizione di tutti i cittadini che avrebbe dovuto segnare l’inizio di una nuova era di splendore per tutta la periferia Est di Napoli.
Invece no. Qui a Gianturco si continua a lottare contro abbandono e degrado. Un degrado che non è solo materiale, ma anche morale. Perché chi ci vive, a Gianturco, non ce la fa più a sopportare la sporcizia, l’incuria, l’assenza totale delle istituzioni. E ora anche il pericolo igienico-sanitario, la paura di ammalarsi a causa dei topi, e non si sa bene per colpa di chi. Una tensione costante, quella di chi vive in questa periferia dimenticata della città, la fiorente zona industriale del bel tempo che fu che oggi vede fiorire solo nomadi, prostitute e ratti. Come quello che si è introdotto nel lettino di una piccola abitante della zona, scatenando l’ira di tutte le madri del rione.
Sono state loro le prime a scendere in piazza, bloccando la strada all’ingresso della Tangenziale, per protestare contro un degrado che, come spesso avviene in questi casi, è figlio di una falla burocratica. Già, perché come spiegano Armando Coppola e Giuseppe Basile, presidente e vice-presidente della IV Municipalità, giunti sul posto insieme agli agenti della Digos per sedare la rivolta popolare, l’area dell’ex Nato di Gianturco avrebbe dovuto essere consegnata alla società Agorà 6, la quale avrebbe dovuto occuparsi della bonifica e della riqualificazione degli impianti sportivi (un campo di calcetto, uno da tennis e una piscina) presenti nell’area, al momento preda dei vandali, e realizzare la famosa Cittadella dello Sport, prolungamento naturale del Centro Direzionale. Ma, per motivi ignoti, la firma del protocollo di intesa tra l’amministrazione comunale e Agorà 6 non è mai avvenuta, e i suoli della ex Nato sono rimasti come erano.
Ovvero “spazi stracolmi di rifiuti, soprattutto tossici, dove ci sono accampamenti rom e per i quali più di un anno fa chiedemmo all’ex assessore comunale allo Sport Pina Tommasielli di averlo in affidamento” spiega Armando Coppola. Ma il Comune rispose picche. L’area era già stata assegnata alla società Agorà 6. Ma “ad oggi nulla è stato fatto. Non si vede nemmeno l’ombra di un cantiere e la zona resta nel degrado totale, con montagne di rifiuti pericolosi, come l’amianto, topi e decine di famiglie di nomadi che vivono all’interno ai limiti di ogni norma igienico-sanitaria”.
La Municipalità, stando alle parole del presidente Coppola, può ben poco: il suo potere non è risolutivo, ma arginante. E proprio per arginare il degrado incalzante l’anno scorso “ci siamo fatti carico di una spesa di ottomila euro” spiega Coppola, “per ripulire lo spazio antistante l’ex Nato, che si trova vicino a un oratorio dove ogni giorno giocano tantissimi bambini”. Questo nonostante la manutenzione dell’area non sia di competenza della IV Municipalità. “Ora chiediamo che quello spazio sia riqualificato davvero, e non che resti l’ennesimo simbolo di progetti per cui sono stati spesi miliardi, e che si sono poi tramutati in spreco di denaro pubblico per i cittadini”. Un auspicio utopistico?
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