Un paradosso, che, però, è una realtà per la Trenord. Se il treno arriva in ritardo, infatti, i macchinisti ci guadagnano di più. Già di per sé dovrebbe far storcere il naso una situazione simile, se poi il dubbio che qualcuno possa approfittarsene diventa una certezza, allora la situazione diventa effettivamente più grave. Tutto nasce da una denuncia in forma anonima di tre macchinisti della compagnia ferroviaria della Trenord. “Su questa linea ogni volta che un treno accumula 20 minuti di ritardo ci fa guadagnare 13 euro. La puntualità non è redditizia per il nostro stipendio”.
Dopo la denuncia, subito in atto una revisione del contratto
Parole che pesano come macigni e a seguito delle quali, l’ad di Trenord, Cinzia Farisè, è già al lavoro per modificare il contratto cancellando quell’articolo 54 che permette ai cosiddetti “macchinisti lumaca” di gonfiare lo stipendio accumulando ritardi su ritardi. Negli ultimi due mesi la Farisè si è messa trattare con i sindacati proprio per rivedere il contratto e tutelare i 670mila pendolari che ogni giorno viaggiano in Lombardia. “Riteniamo che le cause di ritardo siano altrove, ma abbiamo il dovere di rimuovere ogni alibi”, ha comunque precisato la Farisè.
Trenord retribuisce i 4.200 dipendenti in proporzione alle ore di lavoro: la prima è pagata 6 euro, la terza 9, la quarta 12. Poi c’è il bonus di condotta che stanzia 15 euro al raggiungimento della terza ora di guida, 25 alla quarta, 30 alla quinta e così fino ai 40 euro per la settima ora. Sui 1.200 macchinisti di Trenord i cosiddetti “furbetti” sarebbero una trentina, non di più. Abbastanza per causare forti disagi ai lombardi. “Si tratterebbe di casi isolati – assicura Adriano Coscia, segretario regionale dell’Orsa – la stragrande maggioranza lavora con professionalità e onestà”.