Peppe, un attore che conosciamo ormai tutti come Castrese Altieri della celebre soap Un Posto al Sole, artista che ha colpito fin da subito il pubblico per la sua bravura nel sapersi calare perfettamente nei panni del personaggio interpretato. Quando capita questa magia, lo spettatore per un attimo dimentica che quella persona sul palco sta recitando, gli sembra di vedere una persona vera, che realmente sta vivendo quelle emozioni. Una dote non di tutti.
Da buon reporter non ho indugiato più di tanto, sono riuscito a mettermi in contatto con lui per fargli una breve intervista. Una bellissima chiacchierata devo dire, la spontaneità e la sincerità di Peppe hanno fatto sì che fosse più una chiacchierata tra amici piuttosto che un’intervista.
Classe 1987, ma con un bagaglio formativo e un curriculum di tutto rispetto: chi è Peppe Romano?
Descrivere chi è Peppe Romano è decisamente complicato. Cercherò di riassumerla così: sono nato a Caserta il 5 Settembre, come Freddie Mercury e in comune con lui, oltre alla data di nascita, ho un bel paio di baffi. Abito a Caserta con mia moglie Katia e i miei due bambini, Gloria e Filippo. La mia vita è dedicata alla mia famiglia: per loro sono disposto a tutto, perfino accompagnarli al centro commerciale la Domenica pomeriggio. Ho la passione per il cibo (e si vede!). Tra una serata mondana e una cenetta a casa preferisco sempre la seconda. Insomma un uomo come tanti ma fortunato come pochi.
Ho letto che nel 2019 hai indossato i panni di Maione e Pietro Coppola in “Vipera”, grande opera di Maurizio De Giovanni in versione teatrale: ci racconti un po’ di quest’esperienza?
Sono ormai diversi anni che collaboro con il teatro Il pozzo e il pendolo. Devo dire che la messa in scena di Vipera ad opera di Annamaria Russo fu molto interessante: ogni attore aveva un doppio ruolo e si giocava con le contrapposizioni di scena in luce e in ombra. Al di là del personaggio di Maione che lo reputo sicuramente nelle mie corde (forse sono ancora un po’ troppo giovane per lui), Pietro Coppola è quello che mi ha affascinato maggiormente: tremendamente fragile nel suo essere colpevole. Conoscevo bene i romanzi del Commissario Ricciardi, essendo in famiglia appassionati di Maurizio De Giovanni. Riuscire ad interpretare i suoi personaggi, è stato molto piacevole.
Da poco più di un anno entri nel cast di Un Posto al Sole nei panni di Castrese Altieri … qual’è stata la tua reazione alla chiamata della produzione di quest’amata soap?
Venivo da un periodo non particolarmente florido dal punto di vista lavorativo, a causa della pandemia. La mia agente Cristiana Bertolotti mi contattò per il provino. Mi preparai con Katia (la fortuna di avere una moglie attrice è impagabile). Di solito non mi aspetto mai niente dopo un provino: è facile illudersi, è complicatissimo disilludersi! Quando dopo una decina di giorni mi hanno confermato nel ruolo di Castrese, fui estremamente felice! Al di là della soddisfazione professionale di entrare in un prodotto così importante a livello nazionale, un fiore all’occhiello della tv pubblica, quest’esperienza mi ha dato e mi sta dando la possibilità di entrare in una splendida famiglia, quella di Upas. Dagli attori alle costumiste, dagli operatori, dai tecnici, alla redazione: persone eccezionali, simpatiche, gentili, accoglienti. Mi sono sentito a casa dal primo giorno. Un ambiente meravigliosamente umano. E poi un’organizzazione a dir poco perfetta: quello che si vede in tv è solo la punta di un iceberg di un lavoro accurato e preciso che si fa dietro le quinte, chapeau!
Nella puntata di Capodanno ha fatto molto rumore e varie polemiche sui social il bacio tra te e il vigile Cerruti, sembra quasi che tante persone non riescono ancora ad accettare ciò che è la natura umana … ma secondo te perchè non si riesce ancora a superare il muro del pregiudizio?
Va sottolineato che i commenti positivi sono stati molto più numerosi di quelli negativi, è bene ricordarlo. A questo esiguo numero di persone dico che il voler a tutti i costi attribuire alla scena del bacio qualcosa di sbagliato testimonia il proprio limite, invece di vederla per quella che è, semplicemente un bacio fra due persone che si attraggono.
Per te è giusto parlare di diverso in una società? Il fatto di sottolineare la diversità tra due gruppi di persone non è una forma di emarginazione più che un elemento aggiunto?
Ti rigiro la domanda: cosa s’intende per diverso? E soprattutto se esiste un diverso, esisterà anche un normale. E che cosa s’intende per normale? A parte la provocazione, si potrebbe sintetizzare che diverso sia tutto ciò che si allontana da me, dal mio modo di fare, dalla mia cultura, dal mio credo ecc. È evidente che un incontro con “un diverso” non può che portare inevitabilmente ad uno scambio ed una crescita. Quando invece si tende a non incontrare i “diversi” ma ad escluderli, si certifica nuovamente una paura all’incontro e al dialogo che può portare ad una esclusione o ghettizzazione e di conseguenza ad un impoverimento della società. In ogni caso se proprio dovessi scegliere fra l’essere “normale” e l’essere “diverso”, mi piacerebbe essere considerato un “diverso”.
Come dicevo prima hai un curriculum di tutto rispetto sotto il profilo di attore, ma è sempre stato il tuo sogno fin da bambino? O quest’aspirazione è nata col tempo?
In realtà quando ero piccolo e facevo le rappresentazioni teatrali per la scuola elementare, o svenivo o mi veniva la febbre alta! Ero molto timido. Forse l’aver voluto superare questa tendenza mi ha portato a quello che sono oggi: un uomo perfettamente a suo agio sul palcoscenico e sul set. Subito dopo il liceo, quando il sogno sembrava irrealizzabile, mi iscrissi alla facoltà di Farmacia ma l’esperienza formativa con Dario Fo e Franca Rame mi ha ridato lo slancio per crescere ed andare avanti con le mie aspirazioni artistiche.
Qual’è il ruolo più impegnativo che tu abbia mai avuto?
Tutti! Spiego perché: a mio avviso qualsiasi personaggio, che sia teatrale o cinematografico, protagonista o comparsa, presenta una complessità e molteplici sfaccettature e sfumature, così come ogni essere umano. Il mio approccio attoriale prevede sempre uno studio di ogni aspetto, nel margine delle possibilità. Quando dovrò interpretare un muro, mi potrò rilassare!
Come ti vedi tra vent’anni?
Sicuramente felice, perché avrò quasi finito di pagare il mutuo; certamente ancora coi baffi; impegnato attivamente nel mio lavoro, circondato dalle persone che amo e che mi amano.
Un attore completo a tutto tondo, un artista eclettico e profondamente umano: ecco in poche parole il profilo di Peppe Romano. Lo saluto con grande stima, una stretta di mano sincera. In bocca al lupo per la tua carriera Peppe, ad maiora!
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