di Marco Ehlardo
Scena n.1
Zona Porto, traversa di via De Pretis. Parcheggiatore abusivo che ‘controlla’ due strade, come fossero camere di casa sua. Prova a pensarla diversamente e immancabilmente la mattina dopo ti trovi con la ruota della machina bucata. Il tutto di fronte alla caserma della Guardia di Finanza.
Scena n.2
Via Diaz, zona Centro. Una donna parcheggia, viene avvicinata dal parcheggiatore abusivo che le estorce (perché di vera estorsione trattasi) 2 euro. Il tutto con due vigili a non più di 10 metri di distanza. E a pochi metri sia dalla Provincia sia dalla Questura.
Scena n.3
Piazza Garibaldi, zona Stazione FS. Parcheggio gratuito per moto e motorini. Gratuito se non fosse per il solito parcheggiatore che la presidia tutta la giornata. Altra estorsione. Il tutto di fronte al gabbiotto della Polizia Municipale, e se provi a farlo notare a loro ti rispondono ‘e tu non dargli retta’…
Sia chiaro, non voglio dire che i parcheggiatori abusivi siano il problema principale della nostra città. Con tutto quello che succede qui (omicidi, rapine, scippi, discariche abusive e inquinamento ambientale, traffico di droga, corruzione, concussione, contraffazione, etc etc) è sicuramente il minore dei problemi (per quanto anche quello sia un settore notoriamente in mano alla Camorra).
È solo un esempio di come questa sia una città senza regole, dove anche chi dovrebbe farle rispettare se ne disinteressa.
Basti pensare che dall’ordinanza del Sindaco di febbraio contro il fenomeno dei parcheggiatori abusivi la situazione non è affatto cambiata. Tutto sommato anche quella è una regola, e l’unica regola che a Napoli si rispetta è quella di non rispettare le regole.
E nella totale assenza di regole sono sempre i più forti che prevalgono, a scapito dei più deboli ed indifesi.
Succede per le case popolari, occupate da famiglie vicine alla camorra a scapito dei legittimi assegnatari.
Succede per le assunzione dirette nelle partecipate, a scapito di giovani disoccupati senza sponsor politici, magari con tanto di lauree e master.
Succede nei tanti esercizi commerciali che sfruttano lavoratori a nero e sottopagati, a scapito di quelli che invece assumono regolarmente e faticano a reggere quel tipo di ‘concorrenza’.
Succede con le occupazioni di spazi pubblici, sempre in nome del ‘popolo’ ma quasi sempre a titolo ed utilizzo strettamente privato.
Succede per le assegnazioni dirette di servizi a potenti organizzazioni del terzo settore locale a scapito di quelle più piccole, magari più competenti ma meno forti politicamente.
Non ho mai creduto che le regole siano sacre. Credo che se si ritengono sbagliate vanno certamente combattute, perché è un diritto di tutti i cittadini contestarle.
Ma sono convinto che l’assenza di regole sia una ulteriore, e forse la più forte, forma di sopraffazione dei forti sui deboli, dei ricchi sui poveri, degli adulti sui minori, degli uomini sulle donne.
Chiederne il rispetto, e cominciare noi a farlo in primis, sarebbe una prima straordinaria forma di welfare.
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