Nella scorsa settimana la cronaca ha riportato – a San Donà di Piave e ad Arma di Taggia – episodi di maltrattamenti nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) per anziani.
Decine e decine di anziani fragili, impossibilitati a difendersi da chi dovrebbe prendersene cura per lavoro, hanno invece subito proprio da questi operatori umiliazioni, violenze verbali(insulti e bestemmie)e fisiche (schiaffi, pugni, frustate e botte sino a provocare una frattura costale). Intercettazioni audio/video hanno mostrato vessazioni continue e diffuse, perfino ripetute violenze sessuali su anziane allettate e gravemente invalide: un vero e proprio inferno.
L’inferno ordinario di tanti istituti, spesso privi di autorizzazioni e delle più elementari norme igienico-sanitarie.
L’istituzionalizzazione degli anziani – in Italia sono 3 milioni quelli non autosufficienti -è espressione di una società anaffettiva, con adulti presi da una vita frenetica che lasciano soli i propri vecchi, che pure sostengono i propri figli (in termini economici è l’equivalente di una finanziaria!).Ma anche deriva da sistemi assistenziali geriatrici non integrati sul piano sociale, sanitario e previdenziale.
Il modello attuale verso la non autosufficienza,basato sulle RSA,non funziona né eticamente né economicamente. La strage di decine di migliaia di anziani fragiliin strutture residenziali durante il Covid ha richiesto di prevedere strategie e interventi di deistituzionalizzazione.
La “Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana”- voluta dal governo Draghi e presieduta da Mons. Vincenzo Paglia, Presidente dell’Accademia per la vita -ha lavorato per superare le distanze tra sanitario e sociale, tra pubblico e privato, per evitare la dispersione delle risorse, verso la tanto attesa assistenza domiciliare integrata e continuativa.
Su questo delicato versante, finalmente una buona notizia: l’approvazione in Senato – e che ora passa alla Camera – del decreto legge n. 506 sulle deleghe al Governo in materia di politiche per le persone anziane, frutto del lavoro di quella Commissione. “Una norma storica, attesa 40 anni, che rivede radicalmente tutto l’assetto assistenziale e non solo,verso i 14 milioni di over 65 in Italia”, dice Paglia.
Il testo ha come aspetto più rilevante il riconoscimento del diritto delle persone anziane alla continuità di vita e di cure presso il proprio domicilio: “l’abitazione come luogo di cura per gli anziani”.
Il provvedimento, attraverso servizi di prossimità, ADI “continuativa” e centri diurni per anziani, persegue dunque la realizzazione di un vero continuum assistenziale per la loro presa in carico sul territorio ed in particolare presso la loro abitazione.
E’ il primo passo di una auspicabile rivoluzione culturale – frutto della sinergia tra forze politiche, Regioni, sindacati, Terzo settore e volontariato -necessaria a dare una vecchiaia serena e bene assistita agli anziani, il 23% degli italiani: una risorsa importante per tutto il Paese.