Noi della redazione di Road Tv Italia abbiamo voluto condividere una lettera aperta del Dott. Franco Matrone e mentre riportiamo il suo scritto arrivano buone notizie come quella dall’ospedale di Boscotrecase dove per la prima volta dall’emergenza sanitaria il reparto di terapia intensiva del Covid hospital è vuoto. L’ultima paziente è stata estubata ieri mattina e trasferita nel reparto di terapia sub intensiva. Anche il numero dei ricoveri è calato. Sono 26, in totale, i pazienti che al Covid-19 di Boscotrecase che hanno sconfitto il Coronavirus.
Altri tre medici sono morti, e con loro sale a 134 il numero di miei colleghi caduti sul campo. 6560 i contagiati su un totale di 16600 operatori sanitari. Il 9% dei contagiati totali accertati. Da nessuna parte del mondo cifre simili.
E con loro sono morti 44 infermieri, 11 farmacisti ed ancora operatori sanitari, impiegati, anziani e giovani. Ma oggi voglio fare un altro discorso, cercando di non farmi prendere dall’impulsività.
Col gruppo di colleghi da varie parti d’Italia con cui operiamo in chat da 3 settimane per decifrare dati e comunicare al popolo del web l’andamento della pandemia, abbiamo raccolto una serie di confidenze relative a situazioni al limite dell’incredibile accadute in Italia, soprattutto al nord, circa le modalità con cui sono caduti sul campo questi nostri colleghi.
E lo abbiamo saputo perché alcuni di noi hanno dedicato alcune ore della Pasquetta e altri ieri mattina a parlare al telefono o in chat con familiari di alcuni dei medici morti in questa tragedia. Era un modo per far sentire loro un minimo di solidarietà nell’isolamento morale e materiale che continuano a vivere, ignorati da politici e media.
Ed è stato un modo per mettere la testa dentro un orrido che mai , almeno io, avrei immaginato. Tra i racconti, poi scambiati, è emerso unanime lo sconforto e la solitudine di non contare nulla e di affidarsi solo al caso.
Uno dei familiari raccontava ( poi riportato da agenzie giornalistiche) che il collega al telefono diceva durante la malattia: ”Non mi si fila nessuno, forse perché sono medico. Vedi fanno il tampone a tizio e caio, io ho febbre da 3 gg, stasera 38,7 e ho chiamato il numero regionale. Mi dicono che con questi sintomi non è necessario, stai a casa e se peggioro chiamare il 118! Boh, spero che scenda. Preso Tachipirina già sto sudando boh”. Ed è morto.
Un altro aveva febbre alta e dispnea, aveva chiamato i numeri di riferimento della Asl per richiedere un tampone a casa, alla fine non arrivando nessuno dopo diversi giorni si è presentato al pronto soccorso. Tampone positivo e trasferimento in TI dove dopo un momento in cui sembrava star meglio ha avuto una ricaduta. Ed è morto.
Un altro ancora scriveva: “Cari amici ho avuto la conferma della positività al tampone… Adesso sono ricoverato in attesa di trasferimento in una rianimazione”. Il tampone aveva dato l’esito temuto, ma non era stato facile ottenerlo. C’erano volute mille insistenze nonostante a chiederlo fosse un medico a contatto con decine di pazienti ogni giorno. Ed è morto anche lui.
E non ultimo, purtroppo anche chi, qui in Campania, ha dovuto patire non poco per ottenere prima un tampone, poi rimandato a casa, poi esitato positivo e rimandato a casa con la tachipirina, poi solo dietro minacce riuscito a farsi ricoverare quando era ormai troppo tardi, come raccontato con gran tristezza dalla brava giornalista che ne ha ricostruito la storia. Ed è morto pure lui.
E in queste ultime ore di un collega di base, Sindaco del vesuviano. In TI da tanti giorni. Ed è finito.
E questo non vale solo per i familiari dei contattati che ci hanno raccontato, ma per i tanti medici, e per le centinaia di loro familiari chiuse in casa con la febbre.
In tanti con la febbre stanno ancora aspettando il tampone.
Ma non si è detto che nei casi sintomatici bisogna effettuare il tampone prima possibile?
Non è forse vero che la terapia deve essere immediata?
Che i primi giorni sono cruciali per il decorso successivo?
Ma nella stragrande maggioranza dei casi siamo ancora alla Tachipirina.
Io posso capire una carenza di assistenza territoriale in zone ancora sotto pressione estrema, dove non si sa davvero più dove mettere le mani. Ma molti casi risiedevano o risiedono in aree relativamente più tranquille, in cui gli ospedali sono assai meno intasati di emergenze e il personale meno occupato.
Capisco anche che le richieste sono tante, ma se una persona ha febbre e tosse cosa volete che sia, soprattutto ora che l’influenza è cessata? Un colpo di sole? Da quanto tempo stiamo dicendo che bisogna richiamare in servizio medici e infermieri fuori ruolo, assumere le migliaia di unità previste, potenziare la medicina territoriale per tirare fuori il contagio dall’ospedale quanto più possibile, coinvolgere anche le strutture private ed i laboratori privati se dànno affidamento, mandare squadre nelle case per effettuare tamponi a tutto spiano per i conviventi Cov2.
Non serve fare inutili polemiche, soprattutto in questo periodo difficilissimo per tutti, ma i morti non sono numeri da calcolare ogni sera, ma persone con la loro storia e le loro vite. E a volte il loro destino si gioca in poche ore. E se muoiono i medici muore anche la possibilità di aiutare tante persone in pericolo in questa pandemia.
Per non tirarla per le lunghe insieme ai colleghi, per non essere solo spettatori consapevoli di questo dramma, invitati, abbiamo deciso di sostenere il nascente Comitato nazionale per rendere giustizia alle vittime da Covid19, in particolare per dare una mano a comprendere il come e il perché di questa ecatombe inimmaginabile di operatori sanitari, e di medici in particolare. Io, per quel che è la mia modesta competenza, darò una mano per affiancare e sostenere le famiglie dei medici territoriali che hanno perso la vita nel compimento del loro quotidiano lavoro.
E’ un modo per comprendere cosa è relamente accaduto e di chi la colpa. Perché una cosa è certa. Questa tragedia nazionale non è caduta dal cielo, era stata abbondantemente prevista e c’erano tutte le condizioni per comprenderne la pericolosità e gravità, pur nelle differenze comunicative dei ricercatori un po’ troppo spesso a polemizzare tra loro, più che a dare risposte univoche al problema montante. E qualcosa è andato e sta, ancora, andando storto. Servirà una vera e propria ricostruzione di fatti, azioni ed omissioni. Da qualunque parte siano state generate. E non ci potranno essere sconti e amnistie per nessuno.
Tanti, troppi morti, senza voce, chiedono il perchè.
Dott. Franco Matrone