Oggi, sabato 15 aprile, ho proposto ad Imagine – Il Mondo Che Vorrei un tema che mi è molto caro, la fase della vita della cosiddetta vecchiaia, e di un suo contorno su cui vorrei porre l’accento per riflettere: la solitudine. La vecchiaia per molti viene considerata un peso, le persone anziane, spesso, vengono lasciate per gran tempo sole, e spesso la solitudine e il silenzio possono diventare assordanti … Non mi va’ di fare il cosiddetto moralizzatore né di puntare il dito verso qualcuno, mi voglio basare su dei dati oggettivi. Tutti siamo utili fin quando è necessario: fin quando siamo piccoli, un genitore o un parente caro ci servono, li amiamo per carità, ma troviamo in loro una spalla su cui appoggiarci, per affrontare le difficoltà e le esperienze di vita di cui non sappiamo ancora nulla. Ma poi? Ecco, poi l’età avanza, e colui che ci ha dato una mano ad accumulare esperienze e a lanciarci nella vita si fa anziano, con i primi acciacchi, i primi dolori. Noi diventiamo adulti, abbiamo i nostri impegni, una famiglia che ci siamo costruiti, dei figli da crescere … Non abbiamo praticamente più tempo, e neanche per dedicarlo a chi ci ha sorretto tempo addietro. La soluzione più facile? L’ospizio ( oggi detto più dolcemente casa di riposo, ma il concetto è sempre quello ). Attenzione, voglio precisare che non sto affatto criticando le numerose strutture nazionali che ospitano e si prendono cura dei nostri “vecchietti”, anzi, la mia è solo un’attenta riflessione: cura del corpo sì, tanta, anche della persona e del suo benessere, questo è indubbio, ma spesso non pensiamo che il nostro caro si trova catapultato ad esempio improvvisamente in una nuova realtà, una nuova casa fuori dalle sue abitudini ( e sappiamo bene tutti quanto queste sono care agli anziani, privarsene provoca dolore ), ma soprattutto sente una fortissima mancanza dei suoi cari, dei suoi affetti!
La società di oggi è quella della fretta, del dover fare più cose possibili nel giro di poco tempo, siamo sempre affaccendati a fare cose, spesso anche frivole, non badiamo più di tanto ai sentimenti. Ecco ciò che pensavo andando via da casa del signor Peppe poco più di un mese fa. Don Peppe è un vecchietto del mio quartiere, abita in casa di sua figlia e i suoi 2 nipoti e proprio la sera in questione, trovandomi a casa sua per intervistarlo sul tema che trattiamo oggi, lui stava raccontando un aneddoto dei “bei tempi passati” a suo nipote di 14 anni e di rimando ha ricevuto un bel “ Ma dai nonno, questa cosa me l’hai raccontata mille volte, sei ripetitivo, io devo fare prima una call con i miei amici, poi devo andare ad un meet con la mia comitiva, ho da fare!”. Il mio cuore si è ghiacciato, il vecchietto era rimasto male, ci teneva a raccontare che anche lui ha avuto le sue esperienze di vita, non è stato sempre vecchio e chiuso in casa! L’anziano vuole parlare non solo con un infermiere o con un assistente sociale, ma con i figli, con i nipoti, hanno tutti bisogno di sentire il calore delle famiglie! Un Sorriso in più ha pensato però di dare calore alle persone che soggiornano nelle case di riposo, ha dato vita all’iniziativa “Nipoti di penna”! Cos’è? Beh, un rapporto d’affetto epistolare tra un nonno e un “nipote adottivo”, Il sito www.nipotidipenna.it raccoglie le richieste di amicizia degli anziani che vivono in casa di riposo e dà la possibilità a chiunque di poter rispondere e vivere un’esperienza davvero unica. Al momento sono 102 le case di riposo di tutta Italia che aderiscono a quest’iniziativa, non trovo davvero parole per descrivere la fortissima emozione che mi ha suscitato leggere l’articolo che mi ha spinto a contattare quest’Associazione! Anche se a distanza, questa nuova amicizia dona senso al tempo e all’attesa, riempie di calore i giorni di entrambi.
Ho intervistato Laura Bricola per tutti i lettori di RoadTv Italia:
Perché l’anziano viene spesso visto come un peso, un costo, uno “scarto” piuttosto che come una risorsa preziosa per la società?
Ciao Fabio, in realtà non sono in grado di rispondere a questa domanda. Non sono a conoscenza di una situazione di abbandono dell’anziano in Italia, non ho elementi né dati statistici per descrivere il fenomeno. Non posso nemmeno sostenere che qualcuno ritenga l’anziano sia uno scarto e il motivo di questa visione. Per noi di Un Sorriso In Più stare accanto alle persone anziane è un grande privilegio, è la possibilità di attraversare storie di vita, epoche che non conosciamo, valori dimenticati. Come chi legge molto, chi ascolta gli anziani vive più di una vita. L’incontro tra volontari e anziani è di reciproca cura e di reciproco arricchimento, ci si nutre l’uno dell’affetto e della bellezza dell’altro. È l’opportunità per esprimere il meglio di sé. Gli anziani ci aiutano a guardare il mondo con gli occhi della saggezza: ci aiutano a restituire il giusto valore alle cose, a riconoscere l’essenziale e a prendere le cose con più leggerezza, ad apprezzare le piccole cose, a gioire delle cose belle.
Tu sei membro attivo dell’Associazione Un Sorriso in più che si occupa proprio dei bisogni degli anziani … nella tua esperienza cosa ti sembra che desideri più un anziano?
Noi incontriamo gli anziani in luoghi in cui non vorrebbero trovarsi, in ospedale o in una residenza, li incontriamo spesso in situazioni di fragilità, di malattia, di confusione, in contesti in cui si sentono uno fra tenti, in non sentono riconosciuta la propria unicità, la propria identità, il proprio essere speciali. Nell’incontro con il volontario gioiscono soprattutto per essere VISTI per ciò che sono stati e per ciò che ancora sono; sono felici di condividere le proprie passioni, i propri interessi, ciò che fa brillare ancora loro gli occhi; le attività che gli operatori e i volontari propongono sono significative e li rendono felici quando non li infantilizzano, quando non si sostituiscono a loro, quando non scelgono al posto loro, quando permettono loro di fare quello che amavano fare, di sentirsi ancora capaci e ancora utili. Quando possono sentirsi vivi fino all’ultimo giorno. Questa è un’attenzione che dovremmo avere nei confronti di tutte le persone di cui ci prendiamo cura. Creare le condizioni affinché l’altro possa esprimere il meglio di sé, il che equivale alla felicità.
A proposito di desideri, so che la vostra associazione ha dato vita anche al progetto “I nipoti di Babbo Natale” … ce ne parli un po’?
La nostra Associazione ha portato in Italia il progetto nel 2018. Si tratta di un sito www.nipotidibabbonatale.it che raccoglie i desideri degli anziani che vivono nelle RSA di tutta Italia. Gli operatori di queste residenze si impegnano a dedicare un ascolto attento, autentico ai loro anziani per permettere loro di riconoscere quale sia quel desiderio che li renderebbe davvero felici. E questo aspetto rappresenta già un momento molto prezioso. Il desiderio, poi, una volta pubblicato sul sito, viene scelto da un nipote che si impegna a realizzarlo: acquista il regalo, se la richiesta riguarda un oggetto (un profumo, un capo di abbigliamento, un libro, un rossetto…) o organizza l’esperienza (andare al mercato, rivedere la chiesetta del proprio matrimonio, andare a teatro, a mangiare una pizza, una colazione al bar…). Il dono viene consegnato se possibile di persona o attraverso una chiamata/videochiamata. L’anziano all’inizio si meraviglia, non si capacita che il desiderio si possa avverare e non si spiega perché un estraneo possa prendersi a cuore la sua felicità. Il nipote si sente speciale, infinitamente gratificato per la gioia che il suo gesto ha procurato. L’aspetto più magico è appunto l’incontro tra anziano e nipote, due sconosciuti che diventano importanti l’uno per l’altro. A Natale 2022 sono stati realizzati quasi 9000 desideri, per la gioia di anziani, nipoti, operatori, famigliari e tutti coloro che seguono il progetto tramite i media e i social.
Parlaci un po’ di Nipoti di Penna!
Il progetto prende spunto dal successo di Nipoti di Babbo Natale e ha lo scopo di superare l’isolamento delle persone anziane e di valorizzarne le capacità relazionali, narrative, progettuali. L’anziano si lascia coinvolgere in una nuova amicizia, si racconta, attinge al suo mondo antico, al suo tesoro di significati, ai suoi valori e alla sua storia; si sente utile, capace, saggio, riconosciuto. Nipoti di Penna nasce dall’immagine che Un Sorriso In Più ha della persona anziana, capace di poesia e coraggio, e promuove il dialogo tra anziani ospiti di case di riposo e persone che scelgono di scrivere loro una lettera. Gli anziani donano la possibilità, a persone sconosciute, di interagire con loro attraverso degli scritti. Ogni mercoledì sul sito www.nipotidipenna.it pubblichiamo le richieste di amicizia delle persone anziane che esprimono il proprio desiderio di iniziare una corrispondenza epistolare, indicando anche gli argomenti di cui amerebbero parlare. Risponderà uno sconosciuto, che condivida le stesse passioni (o anche no) e che voglia iniziare un’amicizia “di penna”, con la consapevolezza che da questo incontro possa nascere una relazione speciale, che diventerà intima e preziosa per entrambi; vicini anche se lontani, intimamente legati da quelle confidenze affidate al foglio.
Ho una domanda da farti Laura, una domanda che ha chiesto di farti mia madre, che, affascinata come me da questo progetto, vuole diventare una “nipote”: il mondo ormai sta diventando ogni giorno di più sempre più digitale, le classiche buche delle lettere ormai non esistono quasi più … Come mai avete scelto l’idea di scrivere lettere a mano e non magari far usare tecnologie moderne quali le mail o Whatsapp?
Capita sempre più di rado di aprire la cassetta della posta e trovare una lettera, scritta apposta per te, ma quando accade, la prendi tra le mani con incredulità, gioisci ad una calligrafia conosciuta, sorridi al profumo della carta, cerchi il luogo perfetto prima di aprirla e leggerla tutta d’un fiato. Quel “Caro…” è più di una formula, è già un abbraccio che ti fa sentire che quel messaggio è carico di affetto, è un gesto profondo, intimo, che avvicina, unisce. Nipoti di penna vuole regalare quest’emozione agli anziani nelle case di riposo di tutta Italia e anche a tanti “nipoti” che vogliano vivere la gioia di un’amicizia epistolare: due sconosciuti che piano piano si svelano e diventano una persona speciale l’uno per l’altro. È un progetto caratterizzato dalla lentezza, dal saper aspettare, dal preoccuparsi l’uno per l’altro… avere il tempo di scegliere cosa dire, cosa “regalare” di sé… In questo dialogo scritto, anziano e nipote si riconoscono a vicenda, mettono in luce le proprie identità, la propria storia; anziano e nipote avranno l’occasione di raccontare qualcosa di sé e dare valore ai propri vissuti. Il progetto regala all’anziano l’emozione di sentirsi scelto, speciale per qualcuno e dona al suo nipote di penna il privilegio di scoprire l’anziano, anche qualcosa di nuovo di sé. Ogni lettera è un pensiero affettuoso, una carezza, una confidenza, un modo per prendersi cura dell’altro. Anche se a distanza, questa nuova amicizia dona senso al tempo e all’attesa, riempie di calore i giorni di entrambi.
Gli anziani sono, in questa nostra “società dei consumi”, dei veri pilastri, formano un ponte che lega una generazione e l’altra. E proprio in questo momento di guerra, di insensibilità, abbiamo bisogno di generosità e collaborazione fra una generazione antica, di tradizioni e valori e la nostra generazione, epoca degli avanzamenti tecnologici e del progresso. Gli anziani sono una grande ricchezza per la società, da proteggere: le loro conoscenze, la loro esperienza e la loro saggezza sono un patrimonio per i giovani, che oggi più che mai hanno bisogno di maestri di vita.