In meno di due anni hanno raccolto in Friuli Venezia Giulia circa 120 tonnellate di abiti usati sostenendo che erano destinati ad aiutare “italiani in difficoltà” mentre in realtà venivano inviati a un’azienda in provincia di Caserta e, successivamente, venduti in Bulgaria, Grecia, Albania, Egitto, Giordania, Tunisia, Guinea e Pakistan.
Vendevano abiti per i poveri: tra il 2014 e il 2016 fatturati due milioni di euro
Il traffico è stato scoperto dalla Guardia di Finanza Gorizia al termine di un anno di indagini durante le quali, con appostamenti, pedinamenti, riprese video e finanche strumenti di localizzazione satellitare ha ricostruito l’attività della falsa “raccolta umanitaria“. A organizzarla – per la Gdf – due persone domiciliate tra le province di Como e Monza Brianza, oltre al titolare e all’amministratore della società casertana che tra il 2014 e il 2016 ha fatturato circa due milioni di euro. Ai quattro è stata notificata la chiusura delle indagini preliminari per il reato di traffico illecito di rifiuti, dal momento che gli abiti usati sono ritenuti tali dalla legge.