Il grido d’allarme dell’Arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, nella sua lettera aperta alla città
“La scia di sangue che in questi giorni sta attraversando la città, procurando la morte a delle giovani vite e terrore e angoscia a interi quartieri, strade, famiglie, non può lasciarci indifferenti. Sotto la croce della nostra città dobbiamo più che mai quest’oggi, insieme e senza distinzione di fede, politica, ruolo sociale ed istituzionale, stare in piedi, evitando di sdraiarci supini in attesa che qualcosa cambi da sola e di sederci, rassegnati e assuefatti a veder morire Napoli“. Inizia così Domenico Battaglia nella sua lettera aperta alla città.
Un grido d’allarme che l’Arcivescovo di Napoli non può far a meno di lanciare dopo i fatti degli ultimi giorni che hanno fatto capire chiaramente come in alcune zone sia in corso una vera e propria guerra. Raid, intimidazioni, bombe carta e infine due omicidi, a Ponticelli e Secondigliano, dove la situazione è caldissima e la gente è praticamente costretta al coprifuoco. “Stanno uccidendo Napoli – scrive Battaglia –. La sta uccidendo la camorra e il malaffare, con la violenza e la crudeltà di coloro che hanno dimenticato di essere umani“.
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Ma la lettera è anche un invito a tutti a fare la propria parte perché la criminalità prende il sopravvento anche “per l’indifferenza di coloro che si voltano dall’altra parte, credendo di poter stare tranquilli, non mischiandosi e non prendendo posizione” e anche per “la scarsa attenzione della politica, nazionale e locale che pare essersi abituata al sangue versato in terra partenopea, considerandola alla stregua di un paese di guerra“.
Il Vescovo di Napoli poi si rivolge direttamente alla criminalità organizzata invitandola al pentimento: “Camorristi, corrotti, collusi, ritornate a essere umani. Convertitevi. Il vostro Vescovo non si tirerà indietro nell’accogliere e accompagnare i passi della conversione e la rinascita umana di coloro che ascolteranno la propria coscienza e la parola del Vangelo, deponendo le armi, è intraprendendo percorsi di collaborazione con la giustizia“.
Nella parte conclusiva della lettera l’appello “alle tante madri di Napoli” affinché “siano strumento di conversione per i figli e per aiutare le famiglie a ravvedersi” e la richiesta a “tutte le istituzioni, alla società civile, agli uomini e alle donne di buona volontà, alla Chiesa partenopea, di camminare insieme. Bisogna concretizzare al più presto un Patto Educativo per la Città” afferma Battaglia che annuncia un incontro per domani su questo tema e una sua visita a Ponticelli, giovedì, per testimoniare la sua vicinanza alla comunità che sta vivendo un momento difficilissimo.
“Stanno uccidendo Napoli, e noi non possiamo stare a guardare dalla finestra – si legge nel passo conclusivo –. Ognuno si senta interpellato dal grido della città, ognuno dia il proprio contributo alla vita della comunità, ognuno sia per le nuove generazioni un segno di resurrezione, camminando insieme al fiume di vita e di speranza che non ha mai smesso di attraversare Napoli e la cui pacifica esondazione potrebbe lavare il sangue versato e fecondare nuove primavere sociali“.
Dopo la pubblicazione della lettera, sui canali social della Chiesa di Napoli, arriva il commento del neo sindaco partenopeo Gaetano Manfredi: “L’appello lanciato all’intera città da Monsignor Mimmo Battaglia contro la criminalità organizzata, tornata ad insanguinare le nostre strade, contiene un forte richiamo alle coscienze che merita risposte concrete in primis dalle istituzioni – spiega l’ex rettore dell’Università Federico II -.
Se da una parte, grazie agli investimenti del Governo nazionale e di quello regionale, metteremo in campo misure necessarie a garantire maggiore sicurezza e legalità, dall’altra abbiamo sin da subito promosso un patto educativo che veda coinvolti tutti i soggetti impegnati sul territorio in un’opera di prevenzione sociale e formazione delle nuove generazioni. In questo percorso – conclude Manfredi – l’azione della Chiesa sarà fondamentale”.