È ormai conosciuta in tutto il mondo la storia dell’eruzione del Vesuvio, che, il 24 agosto del 79 d.C., eruttò seppellendo le antiche città di Pompei ed Ercolano. Secondo la maggior parte dei resoconti, entrambe le città furono spazzate via, la loro gente congelata nel tempo, ma, come scrive Steven Tuck, professore di Storia presso l’università di Miami, in un articolo per The Conversation, potrebbero esserci importanti quanto inattese novità in merito.
“Recenti ricerche – afferma Tuck – hanno cambiato la narrazione. La storia dell’eruzione del Vesuvio non riguarda più l’annientamento; include anche le storie di coloro che sono sopravvissuti all’eruzione e hanno continuato a ricostruire la propria vita”.
“La ricerca dei sopravvissuti – scrive il docente – e delle loro storie ha dominato gli ultimi dieci anni del mio lavoro sul campo archeologico, mentre cercavo di capire chi avrebbe potuto scampare all’eruzione. Alcune delle mie scoperte sono presentate in un episodio del nuovo documentario della PBS, “Pompeii: The New Dig”.
Dopo otto anni di esplorazione di database contenenti decine di migliaia di iscrizioni romane su luoghi che vanno dai muri alle lapidi, Tuck ha trovato prove di oltre 200 sopravvissuti in 12 città.
“Sembra che la maggior parte dei sopravvissuti sia rimasta il più vicino possibile a Pompei. Preferirono stabilirsi con altri sopravvissuti e, mentre si trasferivano, fecero affidamento sulle reti sociali ed economiche delle loro città d’origine”, conclude Tuck.