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Via Carlo Pecchia, crollano cornicioni del liceo Garibaldi: dopo 13 giorni sono ancora lì

I passanti, camminando in via Carlo Pecchia, alzano lo sguardo interdetti e sconsolati, per individuare il punto in cui il cornicione del liceo Garibaldi si è sgretolato, rovinando al suolo in un ammasso di calcinacci. Altri, invece distolgono lo sguardo e affrettano il passo. Preferiscono non guardare lo scempio che si consuma ai loro piedi, le macerie che da 13 giorni stazionano indisturbate accanto ai marciapiedi, sui basoli, senza che nessuno si sia preso la briga di rimuoverle.

Il racconto del crollo

Il 1° maggio, alle 9,30 di sera, improvvisamente, una parte del cornicione del terzo piano della struttura che ospita il liceo Garibaldi, viene giù con un boato. Fortunatamente a quell’ora la strada è deserta, nessuno si fa male. “Abbiamo sentito un boato, e poi abbiamo trovato la strada invasa dalle macerie” raccontano i residenti della zona. I primi ad accorrere sono i custodi della struttura scolastica, che si trovano davanti a uno scenario devastante: la strada è completamente invasa dai calcinacci, alcuni anche di grosse dimensioni, venuti giù da un’altezza di circa 12 metri, senza che avessero mai dato prima segni di cedimento.

Dov’è la Provincia?

Il lunedì dopo, 5 maggio, al ritorno dal breve periodo di vacanza, i ragazzi del liceo Garibaldi trovano il portone della loro scuola sbarrato; sui battenti, un annuncio scritto a pennarello li informa che l’ingresso alla scuola è possibile soltanto da via Mazzocchi, ovvero da quella che dovrebbe essere l’uscita d’emergenza. “Il 2 maggio abbiamo inoltrato la segnalazione agli uffici della Provincia” ci spiegano dalla segreteria scolastica. Alla Provincia infatti spettano, come si legge da un cartello affisso accanto alla targa con il nome del liceo, le competenze in materia di “manutenzione e conservazione” della struttura. La Provincia manda i suoi addetti a verificare la situazione e a recintare l’area. Via Carlo Pecchia viene chiusa al traffico con dei recinti di plastica, il portone dell’edificio viene messo in sicurezza grazie a un’impalcatura di legno. I cornicioni sgretolati vengono riparati sommariamente, con una passata di stucco. Poi, gli operatori della Provincia se ne vanno, lasciando i calcinacci esattamente dove sono caduti. E dove restano tuttora.

Scenario desolante, si temono altri crolli

Dopo 13 giorni niente è cambiato in via Carlo Pecchia: le macerie sono ancora lì, a consumarsi al vento, al sole e alla pioggia. Le recinzioni invece stanno iniziando a volare via: in alcune parti sono cadute, consentendo di fatto l’accesso all’area “a rischio”. Ma la preoccupazione è anche per i cornicioni dell’altro lato della struttura, quelli che non sono (ancora) caduti. E se all’improvviso crollassero anche quelli, e se in quel momento per strada si trovasse a passare qualcuno? Cosa potrebbe accadere? Cosa farà la Provincia per mettere in sicurezza la zona e ripulirla dalle macerie dei calcinacci caduti? Forse è proprio a quelle mura ancora intatte che si rivolge lo sguardo dei passanti che, camminando in via Carlo Pecchia,  alzano il naso all’insù. Non alla parte crollata, ma a quella ancora intatta, mentre sperano, preoccupati, che quei cornicioni non decidano di staccarsi proprio in quel momento, mentre loro ci passano sotto.

This post was published on Mag 13, 2014 20:00

Giuliana Gugliotti

Nasco in Ottobre, prima del tempo. Mi resta addosso l'ansia di fare, negli anni imparo che la fretta è cattiva consigliera. Odio le approssimazioni, amo Napoli, l'odore dei libri e le cose ben fatte.

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