Prosegue il viaggio nel mondo dell’editoria italiana attraverso la figura del lettore. Secondo l’Istat solo 4 italiani su 10 dichiara di leggere almeno un libro l’anno
di Andrea Stella
Da quando il Lettore in Italia ha perso il suo potere economico, è diventato una figura irrilevante del mondo dell’editoria. Una volta l’editore parametrava le sue soddisfazioni, professionali ed economiche, alla riuscita delle sue pubblicazioni, che erano date dal numero di libri venduti. Quando parleremo dell’editore approfondiremo tutti questi aspetti, per ora ci limiteremo a dire che i grandi gruppi editoriali hanno legato le loro soddisfazioni economiche ad attività esterne alla vendita dei libri. Se pensiamo ad alcuni gruppi editoriali li troviamo impegnati in attività immobiliari, di ristorazione, nel settore della tecnologia, che aggiunti ai finanziamenti pubblici ed esterni, al merchandaising, alla vendita di spazi pubblicitari. Tutto ciò rende superflua la vendita dei libri.
Viaggio nell’editoria italiana, dati Istat
Gli unici a mantenere potere economico sono i bambini e i teenager, e il riscontro è nella qualità dei libri che si trovano in giro, molto alta per gli illustrati dedicati alle fasce d’età più basse, più modesta per altri prodotti editoriali. Particolari sono le pubblicazioni per gli adolescenti, a volte con contenuti non di livello, molto commerciali, ma realizzate con estrema cura e attenzione. Così il Lettore come siamo abituati a conoscerlo è stato relegato in un angolo. Sommerso da biografie di personaggi televisivi e sportivi, libri di cucina e narrativa legata a doppio filo a serie tv o fiction televisive. Questo porta a dati sconfortanti.
Secondo l’Istat solo 4 italiani su 10 dichiara di leggere almeno un libro l’anno. Con il pubblico femminile a leggere molto di più dei maschi (47% circa contro 34,5%), e toccando il picco di lettori nella fascia tra le ragazze dagli 11 ai 19 anni (70% circa). In Italia ad oggi, riguardo i libri, manca la domanda e l’offerta è qualitativamente bassa. Una maggiore cultura del libro e una proposta differente potrebbe fare invertire questo trend. Rimettere il lettore al centro della filiera editoriale, sviluppare una politica di incentivazione alla letture e promuoverne una di livellamento e abbassamento dei prezzi, aumentare la qualità media delle pubblicazioni, un’offerta più varia e ampia, sicuramente sarebbe un buon passo avanti per non parlare più di crisi dei lettori. Non sono certo tutti qui i problemi, le motivazioni e le soluzioni ma rappresenterebbe un punto da cui ripartire con uno slancio nuovo.