di Andrea Stella
Nel 2018 sono stati pubblicati in Italia (fonte Istat), 75.758 titoli, il che vuol dire 207 libri ogni giorno, 8 libri ogni ora. I dati della vendita dei libri di certo non giustificano affatto questa sovrapproduzione, e i grandi editori, che coprono il 79,4% delle pubblicazioni e il 90% delle tirature, traggono spesso profitto da altre attività economiche che gli permettono la sopravvivenza. Con queste premesse arriviamo quindi ad analizzare il ruolo dell’Autore nel mondo dell’editoria.
Lo chiameremo Autore e non Scrittore per diversi motivi, in primis è che non basta aver scritto un libro per essere uno Scrittore. Non è questa la sede dove delineare cosa possa permettere ad una persona il potersi definire in questa maniera, qui ci limiteremo solo a pensare allo scrittore come colui che vive di scrittura. (Colui che gioca a pallone con gli amici non si definirebbe un Calciatore, come un appassionato di cucina non è uno Chef, solo per fare degli esempi) In Italia sono molto pochi questi personaggi, la maggior parte degli Autori, che siano sconosciuti o affermati, fanno sempre altro nella vita, la maggior parte degli scrittori famosi è impegnata in
altre attività che determinano la parte più consistente del loro reddito e del loro tempo.
Con l’avvento dei Social e le piattaforme di autopubblicazione però i libri scritti che arrivano sul mercato editoriale hanno raggiunto un numero incredibile e insostenibile per un mercato dove si legge pochissimo. Ad una domanda bassa si contrappone quindi un’offerta sconfinata. Ed il mercato editoriale ha pensato bene di far diventare l’Autore un soggetto economico attivo del processo e lo ha trattato come un consumatore a cui offrire servizi e prodotti. E questo ha reso gli autori una fonte di profitto superiore rispetto ai lettori. Si è creata così un’Industria della Scrittura, tutta rivolta verso l’Autore che a volte diventa (unico) sostentatore economico di Agenti Letterari, Freelance, Case Editrici a pagamento, Agenzie di comunicazione, Docenti di scrittura. Scrivere un libro ormai è diventato un sogno realizzabile per chiunque, a costi relativamente contenuti, ed è giusto che un autore investa su se stesso, soprattutto in formazione, ritenuta inutile con troppa presunzione a volte, e in promozione, che viene eccessivamente demandata a soggetti terzi.
Questo però non deve portare a vedere chi scrive e ha il sogno di pubblicare il suo libro come la gallina dalle uova d’oro. Soprattutto se si pensa che, nella maggior parte dei casi, gli investimenti fatti non hanno il loro congruo ritorno. Riequilibrando questi aspetti, rendendo più onesti e trasparenti i servizi offerti, creando percorsi di formazione più incentrati sull’apprendimento che su altro e promuovendo una soliderietà maggiore tra autori, si potrebbe dare a questa figura un nuovo ruolo nel mondo editoriale, facendo riemergere gli aspetti creativi più di quelli economici.
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