di Andrea Stella
Secondo l’Associazione Librai Italiani negli ultimi 5 anni sono state chiuse 2300 librerie. Non si può non partire da questo dato per parlare delle Librerie, fino a qualche anno fa luogo deputato alla diffusione di cultura ed ora decadente rimpianto di quello che fu non sarà più. I negozi di libri (come quelli di musica, per allargare il discorso) stanno vivendo un periodo drammatico, in cui la richiesta è sempre più bassa e i profitti sempre meno gratificanti. Questo vale sia per le librerie di catena che quelle “indipendenti”. Avere un’offerta ampia non paga più e rende difficile la gestione della stessa. I margini per il libraio sono bassi a fronte di una riduzione di affari sempre più evidente. E non basta trovare il responsabile negli acquisti online per pensare ad una soluzione. Il problema è nella qualità del prodotto, spesso omologato e commerciale, nella scarsa predisposizione alla lettura dell’utenza a cui ci si riferisce, nella mancanza di coinvolgimento dei lettori. Ci si rivolge a fette di pubblico ormai standardizzate, facendo leva sui lettori forti o sui bambini, saturando questo mercato e dimenticando tutto il resto della popolazione.
Le librerie oggi o sono supermercati dove perdersi nel cercare le offerte, o salotti privati autoreferenziali. Una rinnovata veste per gli eventi letterari, un’apertura a forme di espressione prima poco considerate, una ricerca di libri tra i piccoli editori, rapporti tra libreria ed editori diretta o comunque meno vincolata alla grande distribuzione, politiche di abbassamento dei prezzi dei libri (attraverso l’abbattimento dei costi di produzione e distribuzione), potrebbero farci scoprire la libreria come un luogo nuovo, aperta veramente a tutti, dove la lettura può essere intrattenimento, aggregazione e scoperta, oltre che conservare le sue antiche funzioni.
I luoghi fisici e quelli virtuali devono convivere e sostenersi a vicenda, non essere in antitesi l’uno con l’altro. La libreria offrirà sempre qualcosa che una piattaforma web non potrà mai realizzare, ma se invece di essere luogo d’incontro, si va in conflitto su scontistiche e sulle nuove tendenze di acquisto, allora non ci può essere futuro. Il problema editoriale italiano è vario, e necessita di interventi di varia natura, ma tutte le variabili sono collegate e intervenendo su alcuni fattori, gli altri avranno condizioni di miglioramento maggiori. Le libreria pagano colpe non proprie, ma possono ancora fare un lavoro unico e distinto non in competizione con altri, e se le politiche che abbiamo auspicato saranno anche solo minimamente attuate, allora per questi luoghi del cuore ci sarà una nuova epoca fertile.
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