Villa Favorita, una delle più sontuose e meglio conservate residenze settecentesche del Miglio d’Oro situata in corso Resina 291 ad Ercolano, si fitta ai privati per un periodo compreso tra i 6 e i 50 anni. Questo è quanto riporta il bando di gara dell’Agenzia del Demanio, di recente pubblicato con scadenza fissata al 30 marzo 2015.
In base alla pubblicazione del Demanio ciò che ha spinto l’ente ha inaugurare tale iniziativa è il risultato di un percorso condiviso tra la sua agenzia campana, il Comune di Ercolano, la Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici della Campania e la Soprintendenza Bapsae di Napoli (MiBact), finalizzato a un comune affidamento da parte degli stessi del complesso storico ed architettonico di Villa Favorita a terzi, per una gestione strutturata e privata. Quest’ultima dovrà rendere Villa Favorita un presidio per la promozione e l’usufrutto del patrimonio turistico e di cultura.
Il palazzo storico dovrà essere funzionante e aperto al pubblico per tutta la durata dell’anno tropico e dovrà farsi capace di una intera programmazione di eventi turistici e attività culturali, in maniera da essere strumento di stimolo e catalizzatore dell’economia locale e dell’indotto regionale.
Al bando si potrà partecipare fino al 30 marzo 2015, ma i termini utili per presentare una effettiva proposta di gestione dell’immobile dovrà pervenire agli enti suddetti, con una convincente progettualità allegata, solo dopo un programmato sopralluogo delle parti chiamati in causa, che potrà avvenire entro e non oltre il 12 dello stesso mese.
La Villa Favorita è stata scelta tra molti altri beni inseriti all’interno del portafoglio di Valore Paese – Dimore dell’Agenzia del Demanio, Invitalia e Anci per poter finalmente risolvere il grave cumulo delle inefficienze degli enti pubblici, i quali nel corso degli anni non sono riusciti concretamente a rendere produttivi e attraenti i gioielli del Miglio d’Oro sulla base di una responsabilità pubblica. Come in altri casi, non si comprende come un così cospicuo numero di enti e professionalità a disposizione dello Stato non siano stati capaci di mettersi d’accordo e investirsi proficuamente per la valorizzazione pubblica di questo patrimonio; perché si preferisce sempre demandare la gestione delle ricchezze demaniali ai privati? Chi ci guadagna?
Ricordiamo ai lettori che la Villa Favorita non è nemmeno tra le più spettacolari opere architettoniche, storiche e artistiche del XVIII secolo a nostra disposizione, comprese nelle 122 ville e palazzi del Miglio d’Oro e questo lo diciamo non per sminuirla, ma per sottolineare la bellezza e l’interesse generale delle architetture della riviera vesuviana nel loro insieme. Per quanto il Miglio d’Oro non sia ancora inserito all’interno degli itinerari storici ed artistici pubblicizzati adeguatamente a livello regionale e nazionale, edifici come Villa Favorita non di rado vengono adibite a sedi di molte e importanti manifestazioni culturali cittadine e regionali. Il perché di questa discordanza dipende dal dato di fatto che essa rimane, tuttavia, un bene di inestimabile valore culturale ed economico.
La Villa Favorita fu edificata nella prima metà del XVIII secolo in seguito ai nuovi piani regolatori compilati dai governi della casa reale duosiciliana. A sfruttare i vantaggiosi incentivi statali in questo caso fu il duca e marchese Simari di Mesagne e i successivi proprietari dell’immobile (tra cui l’illuminato principe d’Aci e Campofiorito e Stefano Reggio Gravina). L’architetto dei Reggio Gravina, Ferdinando Fuga, fu a capo dei lavori che nel 1768 rilesse l’originaria masseria seicentesca di gusto barocco con le nuove chiavi interpretative ed espressive della seconda metà del Settecento.
La Villa Favorita, a differenza degli altri palazzi signorili, possiede una planimetria dove il portale d’ingresso principale non coincide con la riserva agraria e i giardini. Il tipico gioco delle prospicienze architettoniche di sapore barocco raggiunge i massimi livelli di pregio sia negli edifici sia nei giardini. Concavità e convessità si rispecchiano le une nelle altre nelle due fasi delle grandi facciate orizzontali, le quali danno ordine sia al punto di vista dell’osservatore sul Corso sia a quello collocato nel cortile.
Il palazzo, per quanto importante, non possiede degli accessi diretti sul corso Resina, ma solo due laterali dai quali dipartono due lunghi corridoi arricchiti di busti in marmo bianco e alberi di agrumi. Corrispondente al piano nobile è una lunga e imponente scalinata semicircolare in piperno, mentre agli altri una serie di scalinate laterali e interne. La facciata principale è segnata prevalentemente da due ordini di lesene, inferiori e superiori, e da un balcone centrale avanzato rispetto agli altri. A lato dell’edificio complessivo vi sono le scuderie, recentemente restaurate, con contigui pilastri di pietra raffiguranti trofei d’armi dei casati, catene e paracarri.
Alla morte dei duchi del palazzo, Ferdinando IV di Borbone e Maria Carolina d’Austria l’acquistarono e l’aggiunsero alle residenze reali di Napoli – Capodimonte, Caserta e Portici. Dopo il periodo repubblicano (1799) e con gli anni della restaurazione la Favorita si arricchi di folti impianti boschivi che sostituirono il gusto classico con uno gotico e romantico. Le tre ampie sale interne si impinguarono di tessuti, ceramiche, arazzi, arredi, macchine e curiosità di ogni forma e genere, delle numerose manifatture campane.
Evidenti fasti nella sala di rappresentanza si alternavano a una sobrietà delle aree subalterne. Sculture, busti, lampadari di cristallo di rocca, ghirlande, caratterizzavano il piano nobile e il terrazzo panoramico rivolto al mare. Mosaici e sculture provenienti dagli scavi archeologici di Pompei, Ercolano, Capri erano disposti nelle stanze reali al secondo piano, disegnate in base a un salone ellittico. Le stanze reali erano, inoltre, arricchite con le vedute dipinte di Hackert, opere raffiguranti i 12 porti principali del Regno delle Due Sicilie.
Tra il 1809 e il 1854 Villa Favorita ebbe altri e nuovi rimaneggiamenti come l’aggiunta di vigneti e frutteti, scuderie, palestre, una riserva di caccia. Dopo di ciò il declino nelle mani dello Stato italiano di era monarchica e repubblicana.
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