Una nota della cancelleria della diocesi di Napoli contesta le accuse all’arcivescovo, riportate oggi da Repubblica, secondo le quali il cardinale Crescenzio Sepe avrebbe insabbiato le accuse ad un prete pedofilo.
La nota, diramata nel primo pomeriggio, chiarisce alcuni punti del caso che vede coinvolto un uomo, Diego Esposito, che accusa il card. Crescenzio Sepe di aver coperto il prete che avrebbe abusato di lui, negli anni 1986-1992, quando era adolescente: nel 2010, si legge nella nota, firmata dal cancelliere arcivescovile, padre Luigi Ortaglio, dopo aver ricevuto delle lettere in cui la presunta vittima denunciava di aver subito abusi, “nonostante fino a quel momento il sacerdote avesse sempre goduto della stima dei superiori e dei fedeli, l’arcivescovo incaricò immediatamente il vicario generale di condurre un’indagine per verificare la verosimiglianza delle accuse mosse“.
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Furono ascoltati la presunta vittima, il suo psichiatra e il presunto prete pedofilo. “Nonostante nulla confermasse le accuse, si convenne insieme al sacerdote sull’opportunità di un periodo sabbatico di riposo e distacco dalla parrocchia presso una comunità religiosa, fuori diocesi“, precisa la nota. Nel 2014 il giovane “prima personalmente e poi tramite il suo legale, chiedeva di essere ancora una volta ascoltato dall’Autorità ecclesiastica e di ottenere dall’arcidiocesi di Napoli un risarcimento per i danni provocati dai presunti abusi da lui denunciati“. Nel frattempo, la presunta vittima, sostenuta dalla Rete “L’Abuso“, “si è rivolto al Santo Padre. La Congregazione per la dottrina della fede, come avviene generalmente in questi casi, con lettera del 2 ottobre 2014 affidava all’arcidiocesi di Napoli il compito di effettuare una ‘investigatio previa’ a norma del can. 1717 del C.J.C.“.