Gianluca Cimminiello era un ragazzo con la passione per l’arte e la boxe. Nella vita faceva il tatuatore e il 2 febbraio 2010 fu ammazzato, lasciando tanti disegni e sogni nel cassetto.
A 10 anni dalla sua scomparsa, quei sogni vengono raccolti e condivisi con la comunità perché Gianluca, oggi, è diventato patrimonio di tutti noi e chi gli ha sempre voluto bene, a partire dalla sorella Susy, che ha portato avanti la sua memoria in questi anni, sente il dovere di continuare a sperare e credere che i suoi sogni possano camminare attraverso l’impegno dei suoi cari.
Nasce da ciò l’iniziativa in memoria di Gianluca, vittima innocente di camorra, che si terrà lunedì 3 febbraio 2020 presso il Plesso Piantedosi dell’I.C. “61° SAURO ERRICO PASCOLI” a Napoli, in via Fratelli Rosselli, 29 (ex traversa Maglione).
GLI ORARI:
– ore 15.30 presentazione della scultura dedicata alla memoria di Gianluca, dal titolo “Il sogno nel cassetto di Gianluca”, realizzata da Maria Cammarota.
INTERVENGONO:
• Prof. Piero De Luca, Preside IC SAURO PASCOLI
• Interventi istituzionali
• Pasquale Cagliozzi (Maestro kickboxing)
• Genny Vecchione (Maestro kickboxing)
• Salvatore Izzi (Maestro kickboxing)
• Maria Cammarota
• Susy Cimminiello
• Don Luigi Ciotti
– Ore 17.30 Santa Messa presso Parrocchia del Cristo Re, via delle Dolomiti, 31 Napoli Celebrata da Don Francesco Minnelli e Don Luigi Ciotti.
Gianluca Cimminiello ucciso per aver respinto un commando che voleva intimidirlo
Gianluca Cimminiello aveva suscitato la gelosia di un tatuatore concorrente, che si rivolse ai soggetti che poi organizzarono una spedizione intimidatoria nei confronti di Cimminiello. Ma il commando ebbe la peggio: la vittima era esperta di arti marziali e riuscì a far desistere gli aggressori. Un affronto che il clan decise di non perdonare. E così pochi giorni dopo Cimminiello fu affrontato e ucciso con due colpi d’arma da fuoco sparati a distanza ravvicinata.
Una morte nata per un innocente scatto postato su Facebook da Gianluca Cimminiello, una foto che lo ritraeva con il calciatore argentino Lavezzi, all’epoca calciatore del Napoli, scattata fuori alla stadio e ritoccata dallo stesso per far sembrare che l’attaccante, appassionato di tattoo, fosse con lui dentro al suo studio di tatuaggi. Una foto che ha fatto andare su tutte le furie il suo rivale Vincenzo Donniacuo, detto il ‘cubano’. Si perché il ‘cubano’ doveva avere lui l’esclusiva di ‘disegnare’ sulla pelle del calciatori del Napoli e Gianluca Cimminiello non doveva permettersi di fargli tale affronto.
Per l’omicidio di Gianluca sono stati condannati all’ergastolo, nel giugno del 2018, il boss Arcangelo Abete, imputato come mandante, e il boss Raffaele Apre (co-esecutore). Stessa sorte per Vincenzo Russo, esecutore materiale dell’omicidio.