Voragine a Pianura, i geologi: “Serve una mappatura”

Voragine a Pianura, i geologi: "Con il nostro aiuto una mappatura del rischio del sottosuolo. Basterebbe un geologo con i ferri del mestiere"

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Voragine a Pianura, i geologi: "Con il nostro aiuto una mappatura del rischio del sottosuolo. Basterebbe un geologo con i ferri del mestiere"

“La voragine a Pianura è solo l’ultimo episodio di dissesto idrogeologico, ma non il solo che ha interessato la Campania in questi giorni ed evidenzia, al di là dei proclami, quanto siamo ancora distanti da una vera pianificazione delle problematiche di difesa del suolo e di gestione delle emergenze, ammesso che ce ne sia ancora bisogno dopo tutto ciò che è accaduto e continua ad accadere con frequenza sempre più ravvicinata nel nostro Paese”. L’attacco è diretto e proviene dal Presidente dell’Ordine dei Geologi della Campania, Francesco Peduto, intervenuto su quanto accaduto a Pianura, costringendo 200 famiglie a essere sgomberate dalle proprie abitazioni.

 

Voragine a Pianura, l’allarme dei geologi: “Non siamo interpellati, ma serve una mappatura del rischio del sottosuolo”

 

“I geologi conoscono bene la fragilità e le insidie del territorio napoletano, – ha proseguito Peduto – dove si sommano gli effetti dovuti alla miriade di cavità realizzate dall’uomo per il prelievo di materiale tufaceo all’inesistente manutenzione delle reti e delle condotte sotterranee e, non per ultimo, all’abusivismo edilizio. A Napoli l’intreccio di reti, condotte e cavità spesso è sconosciuto, o se ne è persa la memoria, eppure basterebbe un geologo, con i ‘ferri del mestiere’, per tracciarne una mappa precisa. Ma chi investe sulla conoscenza del territorio, sulla sua sicurezza e, quindi, sulla prevenzione a Napoli come in tutta la Campania?”

E’ la vera domanda che Peduto pone e si pone. Anche a livello nazionale. “Ovunque, sia a livello locale che centrale, si continua a fare poco o nulla, mentre tra le tipologie di rischio che investono il Paese, quello del dissesto idrogeologico rappresenta uno di quelli a maggior impatto socio-economico, secondo solo al rischio sismico”.