In un elegante salotto, nell’Auditorium Rai di Napoli, si è svolta la premiazione dei vincitori del Premio Elsa Morante 2017.
La giuria, presieduta dalla scrittrice Dacia Maraini e composta da Silvia Calandrelli (Direttore Rai Cultura), Francesco Cevasco (giornalista, Corriere della Sera), Roberto Faenza (regista), David Morante (diplomatico e nipote di Elsa Morante), Paolo Ruffini (giornalista, Direttore di Tv 2000), Maurizio Costanzo (giornalista, autore televisivo), Monica Maggioni (Presidente Rai), Gianna Nannini (cantautrice, musicista), Tjuna Notarbartolo (scrittrice, critica letteraria), Vincenzo Colimoro (giornalista), Teresa Triscari (Ministero degli Affari Esteri, critico letterario), ha assegnato a:
– Nicola Lecca il Premio per la Narrativa per il libro “I colori dopo il bianco” (Mondadori);
– Renzo Arbore il Premio alla Comunicazione per il documentario “Da Palermo a New Orleans. E fu subito Jazz”;
– Mogol il Premio Elsa Morante Musica;
– Simone Di Meo il Premio Speciale “Amici del premio Elsa Morante” per il libro “Gotham city. Viaggio segreto nella camorra dei bambini” (Edizioni Piemme);
– Elena Ferrante il Premio alla Carriera;
– Giacomo Durzi il premio per la Regia per il docufilm “Ferrante fever”;
– Francesco Piccolo il “Premio Elsa Morante dai Libri ai Film” come sceneggiatore.
Incisa e emozionante la scelta di Davide Morante, nipote di Elsa Morante, che ha letto una bellissima lettera della scrittrice indirizzata a Italo Calvino che inizia con:
– Capri, 28 agosto 1948, Amatissimo Calvino ti ringrazio perché ti ha fatto piacere il mio premio … –.
Ha condotto Dacia Maraini ringraziando Francesco Pinto direttore del Centro Produzione Rai di Napoli, partner dell’evento.
Una poltrona rossa, posta al centro del salotto, ha accolto i vincitori del premio.
Toccante è l’intervento di Renzo Arbore che, tra una descrizione e una battuta, conclude con “ormai lavoro solo per lasciare qualcosa di bello ai posteri”.
A chiudere la kermesse è Nicola Lecca, vincitore per la sezione narrativa, con parole dedicate alla città di Napoli : “ho voluto scrivere qualcosa di ipnotico che trasporti il lettore dentro una storia per rapirlo proprio come fa Napoli con il suo teatro sempre aperto dove non si paga il biglietto”, nella città che ha la “straordinaria possibilità di essere continuamente altro rispetto agli insopportabili stereotipi che la affliggono”.
di Carmine Schiavo
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